MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera M
Mercurio, Merope, Metanira.
MERCURIO: antica divinità di origine romana o almeno latina, il cui nome va collegato con merx ("la merce"). La relazione di Mercurio con mercatores risaliva a remota antichità, quando non si era ancora sotto l'influsso del corrispondente dio Ermete dei Greci. Secondo la tradizione annalistica un tempio era stato dedicato a Mercurio nel 495 a.C. da M. Letorio nei pressi del Circo Massimo, forse rifatto o restaurato nel secolo III a.C.; alla fondazione del tempio di Roma risaliva la relazione di Mercurio coi mercanti, detti anche mercuriales, con nome evidentemente derivato da quello del dio. Era naturale che i mercanti romani avessero per tempo un patrono divino, e nella credenza comune Mercurio rimase soprattutto il dio dei mercanti e del commercio. I mercanti romani e italici del II secolo a.C. offrono a Mercurio sacrifici e celebrano la sua festa alle idi di maggio, considerando il 15 maggio come il natale del suo tempio sull'Aventino. In questo giorno si recavano alla fonte del dio presso la porta Capena, donde partivano le vie del commercio meridionale e dove esisteva un'Arca Mercuri cum ara, e ivi fatte preghiere e offerti incensi si attingeva l'acqua salutare per aspergerne con una fronda di lauro il capo e gli oggetti del commercio. Il nome di Mercurio ricorre su monumenti figurati e iscrizioni di Preneste dei secoli IV e II a.C. che ne confermano l'origine latina. Accanto a questa funzione di protettore dei mercanti, Mercurio ci appare più tardi in Roma sotto altri aspetti dell'Ermete greco, come inventore della lira, protettore degli araldi, messaggero degli dèi, accompagnatore delle anime dei morti all'Ade. Come Ermete, Mercurio ha come attributi il caduceo, il cappello a larghe tese, i sandali alati; infine una borsa, simbolo dei guadagni che procura il commercio.
MEROPE: 1. Figlia di Cipselo, re d'Arcadia, e moglie di Cresfonte, re di Messene, uno degli Eraclidi. Questi fu ucciso insieme con i figli in una congiura, a cui prese parte anche il fratello di lui, Polifonte, che fu creato re. Polifonte per legittimare la sua usurpazione obbligo Merope a sposarlo. Ma ella aveva salvato dall'eccidio della famiglia, e mandato segretamente in Etolia, uno dei suoi figli, Telefonte o, secondo altri, Epito. Il giovane, cresciuto in età, venne alla Corte di Messene. Riconosciuto dalla madre e accordatosi con lei decise di uccidere Polifonte; un giorno, mentre il tiranno stava compiendo un sacrificio, Telefonte lo colpì con la scure che doveva servire per uccidere l'animale destinato all'immolaziome, e si fece quindi riconoscere come erede legittimo del trono.
MEROPE: 2. Una delle Pleiadi, figlia di Atlante e di Pleione, sposò un mortale, Sisifo, e fu madre di Glauco, Ornizione e Sinone. Insieme con le sorelle fu mutata nella costellazione delle Pleiadi, ma, essendo l'unica ad aver sposato un mortale, appare la più piccola delle sette stelle che la compongono.
MEROPE: 3. Re dell'isola di Cos, sposo della ninfa Etemea. Questa, essendosi rifiutata di prestare culto ad Artemide, fu uccisa dalla dea. Merope, dal dolore, avrebbe voluto uccidersi, ma Era, presa di compassione per lui, lo tramutò in aquila e lo pose fra le costellazioni.
METANIRA: moglie del re d'Eleusi, Celeo. Demetra, che era alla ricerca della figlia, giunse una sera in incognito a Eleusi. Le figlie di Celeo si trovavano alla fontana e condussero la straniera alla casa del padre, dove re Celeo e sua moglie Metanira la accolsero ospitalmente invitandola a rimanere presso di loro come nutrice di Demofonte, il principino appena nato. Desiderando renderlo immortale, Demetra lo poneva sul fuoco durante la notte per spogliarlo dei suoi elementi mortali. Ma, dato che il bambino cresceva in modo meraviglioso, sua madre spiò Demetra, e la vide una notte mentre si dedicava alle sue operazioni di magia su Demofonte. Ella emise un grido; Demetra lasciò cadere il bambino al suolo, e rivelò la sua vera identità. Secondo alcuni, Demofonte fu consumato dal fuoco. Secondo altri, sopravvisse, ma restò mortale, conservando gloria eterna per il fatto d'aver ricevuto le cure di una dea durante l'infanzia. Poi, in segno di ricompensa per l'ospitalità ricevuta, Demetra diede a Trittolemo, il figlio maggiore di Celeo, semi di grano, un aratro di legno e un cocchio trainato da draghi alati, e lo mandò per il mondo a insegnare agli uomini l'agricoltura.