MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera A
Alcmeone, Alcone, Aleo, Alete.
Alcmeone: figlio di Anfiarao e di Erifile, e fratello di Anfiloco. Quando Polinice organizzò la spedizione per riconquistare il trono di Tebe, tentò di convincere Anfiarao a unirsi a lui. Ma Anfiarao, che era veggente, sapeva che non ne sarebbero risultati che sventura e morte e rifiutò. Polinice allora corruppe Erifile dandole la collana di Armonia, e questa obbligò suo marito a partire. Anfiarao sapeva di dover morire a Tebe e prima di partire fece giurare ai suoi figli di vendicare il gesto della madre. Per dieci anni rimandarono, ma ben presto gli Epigoni, guidati da Alcmeone, partirono una seconda volta in guerra contro Tebe, per vendicare i loro padri.
Ancora una volta Erifile fu corrotta in quest'occasione dal figlio di Polinice, Tersandro, che le donò il manto da sposa di Armonia (in cambio del quale costrinse i suoi figli a unirsi alla spedizione). Forse prima, o forse dopo questi avvenimenti, Alcmeone si recò a consultare l'oracolo di Delfi che gli ordinò di vendicare suo padre e di punire sua madre, e si decise così a comandare l'attacco. Dopo la vittoria degli Epigoni, Erifile fu uccisa da Alcmeone e dai suoi fratelli. Erifile morente maledisse Alcmeone e gridò: "Terre di Grecia e d'Asia e del mondo intero, negate asilo ai miei assassini!" Le Erinni accompagnate dall'ombra di Erifile, fecero impazzire Alcmeone e si accanirono contro di lui. Abbandonato ad Argo, si recò prima in Arcadia, poi a Delfi.
Manto, figlia di Tiresia, che era stata fatta prigioniera a Tebe e offerta ad Apollo assieme alla sua parte di bottino, gli diede due figli: Anfiloco e Tisifone. Alcmeone affidò i fanciulli a Creonte, re di Corinto, ma la regina vendette Tisifone come schiava. Alcmeone in seguito riscattò sua figlia e ritrovò Anfiloco. Poi si recò a Psofide, dove il re Tegeo lo purificò in nome di Apollo e gli diede in moglie la propria figlia Arsinoe. Alcmeone fece dono alla nuova sposa della collana e del manto nuziale di Armonia, che erano già serviti a corrompere sua madre.
Il regno di Tegeo fu colpito da una carestia e Alcmeone, che non era guarito dalla sua follia, ripartì per consultare l'oracolo di Delfi. Gli fu annunciato che doveva trovare una terra vergine, che il sole non avesse ancora illuminato al momento della morte di Erifile, e ivi stabilirsi. Così partì per i terreni alluvionati ammassati all'imboccatura del fiume Acheloo; poi il dio del fiume gli diede in moglie sua figlia Calliroe e lo purificò. Ebbero due figli: Acarnano e Anfotero. Calliroe rivendicò i doni che suo marito aveva consegnato ad Arsinoe e gli suggerì uno stratagemma per ottenerli. Alcmeone si recò a Psofide e informò Tegeo che non sarebbe guarito dalla sua follia fino a quando i doni non fossero stati portati come offerta ad Apollo. Tegeo li restituì, ma un servo d'Alcmeone gli rivelò la verità. I figli di Tegeo organizzarono un'imboscata e uccisero Alcmeone; poi lo seppellirono in un bosco di cipressi. Arsinoe, che non era stata informata dell'assassinio, se ne dolse; i suoi fratelli allora la vendettero come schiava ad Agapenore affermando che aveva ucciso Alcmeone. Calliroe, informata di quanto era accaduto a Psofide, pregò Zeus, che era stato suo amante, di far crescere di colpo i suoi figli, affinché potessero vendicare il padre. I due fanciulli sbocciarono all'improvviso nella virilità, afferrarono le armi e, sorpresi a Nemea i figli di Tegeo che erano di ritorno da Delfi, li uccisero; poi, affrettandosi verso Psofide, uccisero anche Tegeo e sua moglie.
Alcone: figlio di Eritteo e padre di Falero l'Argonauta. Amico di Eracle e abile arciere: sapeva trapassare una serie di anelli posti sugli elmi dei soldati in fila o fendere una freccia in bilico sulla punta di una lancia. Un giorno, quando suo figlio fu attaccato da un serpente che lo avvolse nelle proprie spire, Alcone scoccò una freccia con tanta abilità da uccidere il serpente senza nemmeno scalfire il ragazzo.
Aleo: figlio di Afidante e re di Tegea, sposò Neera, una figlia di Pereo, che gli generò Auge, Cefeo, licurgo e Afidamante. Quando, nel corso di una visita a Delfi, Aleo fu avvertito dall'oracolo che i due fratelli di Neera sarebbero morti per mano del figlio di sua figlia, egli si precipitò a casa e nominò Auge sacerdotessa di Atena, minacciando di ucciderla se non si fosse mantenuta casta.
Non si sa con certezza se Eracle giunse a Tagea mentre si preparava ad affrontare re Augia, oppure al suo ritorno da Sparta; comunque Aleo lo accolse con cordialità ospitale nel tempio di Atena. Colà riscaldato dal vino, Eracle violò la vergine sacerdotessa presso una fontana che ancora si mostra a settentrione del tempio; ma dato che Auge non lanciò nemmeno un grido, molti suppongono che essa si recò laggiù di propria volontà.
Aleo, informato dalla Pizia che un sacrilegio era stato commesso nel recinto del tempio di Atena, vi si recò e trovò Auge in stato di avanzata gravidanza. Benché essa piangendo gli assicurasse che Eracle l'aveva presa di forza e ubriaco, Aleo non volle crederle. La trascinò sulla piazza di Tagea, ed essa cadde in ginocchio là dove oggi sorge il tempio di Ilizia, famoso per il suo dipinto di "Auge in ginocchio". Non osando uccidere sua figlia in pubblico, Aleo incaricò re Nauplio di affogarla. Nauplio, seguendo le istruzioni ricevute, partì con Auge per Nauplia; ma sul monte Partenio Auge fu colta dalle doglie e ricorse a una scusa per appartarsi nel bosco. Colà diede alla luce un bimbo e, celatolo in un cespuglio, ritornò da Nauplio che l'aveva pazientemente attesa ai margini della strada. Egli, tuttavia, non aveva l'intenzione di affogarla, e la cedette a certi mercanti che erano da poco giunti a Nauplia e che, a loro volta, la vendettero a Teutrante, re di Teutrania in Misia.
Alete: figlio di Egisto e di Clitennestra (già moglie di Tantalo e di Agamennone) e fratello di Erigone e di una seconda Elena, ha una parte nella leggenda di Oreste e di Elettra, entrambi figli di Agamennone. Mentre Oreste e il cugino Pilade erano andati in Tauride a cercare la statua dell'Artemide Taurica, ecco che a Micene viene annunciata la notizia della loro morte, e che Ifigenia aveva ucciso con le proprie mani il fratello. Subito Alete si impadronisce del trono di Micene; ma la sorellastra Elettra, che dubitava della ferale notizia, andò subito a consultare l'oracolo di Delfi. Ifigenia era appena giunta a Delfi e (Eace?) la indicò a Elettra come l'assassina di Oreste. Con il cuore acceso dal desiderio di vendetta, Elettra prese un tizzone dall'altare e stava per accecare la sorella Ifigenia, che non aveva riconosciuta dopo tanti anni, quando il fratello Oreste entrò nel tempio e mise in chiaro ogni cosa. I figli di Agamennone, finalmente riuniti, tornarono a Micene, dove Oreste pose termine alla lunga rivalità tra la casa di Atreo e quella di Tieste, uccidendo l'usurpatore Alete; la sorella di costui, Erigone, sarebbe anch'essa perita per mano di Oreste se Artemide non l'avesse rapita portandola nell'Attica.