Mitologia Greca e Romana
Mitologia, lettera A
Alope, Altea, Amaltea, Amazzoni.
Alope: figlia del re arcade Cercione, fu sedotta da Poseidone e, all'insaputa del padre, diede alla luce un bimbo e ordinò alla nutrice di esporlo sulla montagna. Un pastore trovò il bambino che era allattato da una cavalla e lo portò alla sua capanna, dove il ricco panno in cui era avvolto il neonato attirò l'attenzione di tutti. Un altro pastore si assunse il compito di allevare il bambino, ma volle tenersi pure il panno, quale prova della sua nobile nascita. I due pastori cominciarono allora a litigare, e sangue sarebbe stato versato se i loro compagni non li avessero portati dinanzi a re Cercione. Il re volle vedere il panno conteso e quando l'ebbe dinanzi capì che era stato tagliato da una veste di sua figlia. La nutrice, sgomenta, confessò tutto, e Cercione ordinò che Alope fosse murata viva, e il bimbo di nuovo esposto sulla montagna. Per la seconda volta il piccolo fu allattato da una cavalla e venne ritrovato dal pastore che già voleva occuparsi di lui; ospitato in un'umile capanna, ebbe il nome di Ippotoo.
Quando Teseo uccise Cercione, pose Ippotoo sul trono di Arcadia; Alope era frattanto morta in prigionia e fu sepolta lungo la via che porta da Eleusi a Megara, presso la palestra di Cercione. Poseidone trasformò il suo corpo in una sorgente, chiamata Alope.
Il mitografo è probabilmente incorso in un errore dicendo che il panno in cui fu avvolto Ippotoo era stato tagliato da un manto di Alope; si trattava invece di fasce nelle quali era l'emblema della tribù e della famiglia. Questo mito pare sia nato dall'abitudine di intessere le insegne della famiglia e della tribù sulle fasce del bimbo neonato, che entrava così di diritto a far parte della società.
Altea: figlia di Testio, re d'Etolia, e moglie di Eneo, re di Calidone. Essa gli generò dapprima Tosseo, che Eneo uccise con le proprie mani perché il ragazzo saltò irriverente il fossato scavato a difesa della città, e poi Meleagro e Deianira, che si diceva fossero, in verità figli di due divinità: Meleagro era figlio di Ares e Deianira era figlia di Dioniso. Secondo alcuni, allorché Meleagro ebbe sette giorni, le Moire, che sono le Fate del Destino, apparvero nella stanza di Altea e le predissero che il bambino sarebbe morto quando il ceppo che bruciava nel camino si fosse consumato. Altea tolse subito quel tizzone dal fuoco, lo spense in un secchio d'acqua e lo nascose in un cofano. Secondo altre tradizioni, questo tizzone magico era un ramo d'olivo che Altea avrebbe generato insieme al figlio.
Meleagro crebbe e divenne un audace e invulnerabile guerriero, il migliore lanciatore di giavellotto che vi fosse in Grecia. Durante la caccia al cinghiale calidonio, Meleagro uccise i suoi zii, i fratelli di Altea; allora le Moire consigliarono ad Altea di prendere dal cofano il tizzone spento e di gettarlo sul fuoco. Meleagro sentì un improvviso bruciore agli intestini e morì all'istante. Poco dopo Altea, oppressa dai rimorsi, s'impiccò.
Amaltea: forse una ninfa, forse una capra di proprietà della ninfa. Zeus, ancora infante, fu custodito dalla ninfa dei frassini Adrastea e da sua sorella Io, ambedue figlie di Melisseo, e nutrito dalla capra Amaltea sopra il monte Ditte o Ida a Creta. Il bimbo si cibava di miele e succhiava il latte di Amaltea. Attorno alla dorata culla di Zeus bambino, che era appesa ai rami di un albero affinché Crono non potesse trovare suo figlio né in cielo né in terra né in mare, montavano la guardia, armati, i Cureti figli di Rea. Essi battevano le spade contro gli scudi e gridavano per coprire i vagiti del piccolo, perché Crono non potesse udirli nemmeno da lontano.
Zeus fu grato alle tre ninfe per la loro bontà e, quando divenne signore dell'universo, immortalò tra le stelle l'immagine di Amaltea, come costellazione del Capricorno (il corno della capra). Prese poi in prestito una delle sue corna, tanto grandi che parevano corna di vacca, e la diede alle figlie di Melisseo; il corno divenne così la famosa Cornucopia, o corno dell'abbondanza, che trabocca di cibo e di bevande non appena lo si desideri.
Secondo Ovidio, uno dei corni di Amaltea si ruppe e le ninfe lo riempirono di frutta per il piccolo Zeus; da ciò prende origine l'espressione "cornucopia", o "corno dell'abbondanza".
Amazzoni: erano figlie di Ares e della Naiade Armonia, nate nelle segrete valli della frigia Acmonia; ma altri dicono che loro madre fu Afrodite, oppure Otrera, figlia di Ares, Dapprima vissero lungo le rive del fiume Amazzonia, ora chiamato Tanai dal nome del figlio dell'Amazzone Lisippa che offese Afrodite col suo disprezzo per il matrimonio e il suo amore per la guerra. Smaniosa di vendicarsi, Afrodite fece sì che Tanai si innamorasse di sua madre; ma piuttosto che cedere a quell'incestuosa passione, egli si gettò nel fiume e annegò. Per sfuggire alla sua ombra lamentosa, Lisippa allora guidò le sue figlie lungo le rive del Mar Nero, fino alla pianura bagnata dal Termodonte. Colà esse si divisero in tribù e ogni tribù fondò una città.
Allora come oggi, le Amazzoni ammettevano soltanto la discendenza matrilineare, e Lisippa stabilì che agli uomini toccasse di sbrigare le faccende domestiche, mentre le donne combattevano e governavano. Venivano perciò uccisi o storpiati i figli maschi perché non fossero poi in grado di viaggiare o battersi in guerra; alle bambine veniva tolta la mammella destra affinché non fossero impedite nell'uso dell'arco e nel maneggiare la lancia. Da questa usanza si faceva derivare il loro nome (a e mazon "senza seno"). Una volta l'anno, si univano a stranieri per perpetuare la stirpe. Queste donne anormali non rispettavano né la giustizia né il pudore, ma erano guerriere stupende e per prime usarono la cavalleria. Avevano archi di bronzo e piccoli scudi a forma di mezzaluna; i loro elmi, le loro vesti e le loro cinture erano fatti con le pelli di animali feroci. Lisippa, prima di morire in battaglia, fondò la grande città di Temiscira e sconfisse tutte le tribù nemiche fino al fiume Tanai. Con il bottino delle sue vittorie innalzò templi ad Ares e ad Artemide Tauropolo, di cui diffuse il culto. Le sue discendenti estesero ad occidente l'impero delle Amazzoni, oltre il fiume Tanai, fino alla Tracia, e più a sud, oltre il fiume Termodonte, fino alla Frigia. Tre famose regine delle Amazzoni, Marpesia, Lampado e Ippo, si impadronirono di gran parte dell'Asia Minore e della Siria e fondarono le città di Efeso, Smirne, Cirene e Mirina. Altre città fondate dalle Amazzoni sono Tiba e Sinope.
Al tempo in cui Eracle visitò le Amazzoni, esse erano tutte ritornate sulle rive del fiume Termodonte e le loro città erano governate da Ippolita, Antiope e Melanippa. Arrivato alla foce del fiume Termodonte, Eracle gettò l'ancora nel porto di Temiscira, dove Ippolita gli fece visita e, attratta dal suo corpo muscoloso, gli offrì la cintura di Ares come pegno d'amore. Frattanto Era, travestita da Amazzone, girava per la città spargendo la voce che gli stranieri avevano intenzione di rapire Ippolita; al che le indignate guerriere balzarono a cavallo e si lanciarono all'assalto della nave. Eracle che sospettò un tradimento, uccise Ippolita, le sfilò la cintura e si impadronì della sua ascia e di altre armi; uccise poi le Amazzoni che guidavano le attaccanti e mise il loro esercito in rotta.
Altri tuttavia dicono che Melanippa era stata fatta prigioniera in un'imboscata e riscattata da Ippolita con la sua cintura o viceversa. Oppure che Teseo catturò Ippolita e donò la cintura ad Eracle, che in cambio gli concesse di fare di Antiope la sua schiava. Oppure che Ippolita rifiutò di consegnare la cintura ad Eracle e che lottarono aspramente tra loro; Ippolita cadde dal suo cavallo ed Eracle, con la clave in mano, si dichiarò disposto a concederle grazia; ma Ippolita preferì morire piuttosto che arrendersi.
In questa spedizione contro le Amazzoni, Eracle era accompagnato da Teseo. Questi rapì un'Amazzone, chiamata Antiope. Per vendicare il rapimento, le Amazzoni marciarono contro Atene, e la battaglia si scatenò nella città stessa. Le truppe delle Amazzoni erano accampate sulla collina che prese, più tardi, il nome di Areopago; l'ala destra di Teseo mosse Dal Museo e piombò sull'ala sinistra avversaria, ma fu messa in rotta e costretta a ritirarsi; l'ala sinistra dello schieramento ateniese invece sferrò l'assalto dal Palladio, dal monte Ardetto e dal Liceo, e respinse le Amazzoni nei loro accampamenti, infliggendo loro gravi perdite.
Taluni dicono che le Amazzoni chiesero la pace soltanto dopo quattro mesi di asprissima lotta. Ma altri dicono che Antiope, ormai moglie di Teseo, si battè eroicamente al suo fianco, finché fu uccisa da un dardo di Molpadia. In verità, pare che Antiope sopravvisse alla guerra e Teseo fu costretto a ucciderla. Orizia, sorella di Antiope, con poche compagne fuggì a Megara, dove morì di dolore, e le Amazzoni superstiti, respinte dall'Attica, si stabilirono in Scizia.
Si racconta anche che le Amazzoni, durante la guerra di Troia, presero le parti dei Troiani. Secondo una leggenda, Pentesilea, loro regina, accorse in loro aiuto dopo i funerali di Ettore. Essa si distinse in battaglia uccidendo molti Greci e, più di una volta, respinse Achille dalle mura di Troia, ma infine Achille la trafisse con la lancia e, nell'istante in cui ella stava per morire, le scoprì il viso. Davanti alla bellezza di questo volto, fu pervaso di dolore e si innamorò del suo corpo ormai esanime. Tersite lo schernì per questo suo amore per una morta; Achille allora si volse, e colpì Tersite con tanta forza da spaccargli tutti i denti e da far ruzzolare la sua ombra giù nel Tartaro.