MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera A
Antenore, Anteo, Anticlea.
Antenore: principe troiano, figlio di Aesiete e di Cleomestra, compagno e consigliere del vecchio Priamo. Dalla moglie Teano, figlia del re di Tracia, Cisseo, aveva avuto vari figli: Ifidamante, Archeloco, Acamante, Glauco, Eurimaco, Elicaone e Polidamante. Al tempo del primo sacco di Troia, quando Eracle rapì Esione, sorella di Priamo, Antenore fu inviato in Grecia perché la liberasse, ma l'impresa non riuscì. Inoltre, Antenore e sua moglie Teano accolsero a casa propria Odisseo e Menelao che si erano recati a Troia a reclamare il ritorno di Elena e li protessero dai figli di Priamo che volevano ucciderli. Poco prima della caduta di Troia, Priamo autorizzò Antenore a negoziare la pace con Agamennone. Arrivato al campo greco, Antenore, per sfogare il suo odio contro Deifobo, uno dei figli di Priamo, acconsentì a consegnare il Palladio e la città nelle mani di Odisseo; come compenso chiese il regno e metà del tesoro di Priamo. Taluni invece dicono che Odisseo e Diomede salirono alla cittadella lungo uno stretto e fangoso cunicolo, uccisero le guardie addormentate e si impossessarono del simulacro che la sacerdotessa Teano, moglie di Antenore, consegnò loro senza difficoltà.
Quando Troia fu messa a sacco, Odisseo vide Glauco, uno dei figli di Antenore, che fuggiva in una straducola accanitamente inseguito da un gruppo di soldati greci. Accorse allora in suo aiuto e salvò anche il fratello Elicaone, che era stato gravemente ferito. Menelao appese una pelle di leopardo sulla porta della casa di Antenore, per indicare che non si doveva saccheggiarla. Frattanto, Antenore, sua moglie Teano e i loro figli poterono andarsene liberamente, portando con sé i loro beni.
Ci sono diverse versioni su ciò che capitò ad Antenore e ai suoi familiari dopo la caduta di Troia: alcuni sostengono che Antenore si recò in Africa con Menelao e si stabilì a Cirene, altri che si recò poi in Tracia e infine a Enetica, sul mare Adriatico. Enetica fu così chiamata perché Antenore si mise alla testa di certi profughi giunti da Enete in Paflagonia e il cui re, Pilemene, era caduto a Troia, e li guidò in una guerra vittoriosa contro gli Euganei nella pianura settentrionale dell'Italia. Il porto dove sbarcarono fu chiamato "Nuova Troia" e i suoi abitanti sono ora noti come Veneti. Si dice anche che Antenore abbia fondato la città di Padova.
Anteo: un Gigante figlio di Poseidone e della Madre Terra, viveva in Libia, dove costringeva gli stranieri a lottare con lui finché fossero esausti, e poi li uccideva. Infatti non soltanto egli era atleta forte e abile, ma ogni qual volta toccava terra riprendeva forza. Conservava i crani delle sue vittime per farne il tetto del tempio di Poseidone. Non si sa se Anteo fu sfidato per primo da Eracle, che era ben deciso a por fine a questa barbara usanza, oppure se lo sfidò. Anteo comunque non era un avversario facile da battere; viveva in una grotta ai piedi di un picco roccioso, dove si nutriva di carne di leone e dormiva sulla nuda terra per conservare e aumentare la sua forza colossale. La Madre Terra, non ancora sterile dopo la morte dei Giganti, concepì Anteo in un antro libico ed era fiera di lui più di quanto non lo fosse dei suoi mostruosi figli maggiori: Tifone, Tizio e Briareo.
Preparandosi alla lotta, ambedue i contendenti si liberarono delle loro pelli di leone, ma mentre Eracle si ungeva il corpo con olio alla maniera olimpica, Anteo si massaggiò le membra con sabbia calda, per timore che il solo contatto delle piante dei piedi con la terra non fosse sufficiente a rinvigorirlo. Eracle non appena ebbe messo a terra il Gigante, con grande stupore vide i suoi muscoli gonfiarsi e il sangue scorrergli benefico nelle membra, poiché la Madre Terra gli ridava forza. I cotendenti si avvinghiarono di nuovo l'uno all'altro, e di nuovo Anteo si gettò a terra, questa volta di sua spontanea volontà, senza aspettare che Eracle lo sopraffacesse. Al che Eracle, rendendosi conto di ciò che stava accadendo, sollevò il Gigante alto tra le braccia e gli strizzò le costole, sordo ai profondi gemiti della Madre Terra, finché Anteo morì.
Alcuni dicono che questa lotta si svolse a Lisso, una cittadina della Mauritania a circa cinquanta miglia da Tangeri, presso il mare, dove ancora si mostra una collinetta detta la tomba di Anteo. Quando Sertorio si impadronì di Tangeri, aprì la tomba di Anteo per vedere se il suo scheletro era davvero gigantesco come la leggenda lo descriveva. Con sua grande sorpresa trovò che misurava sessanta cubiti: subito richiuse la tomba e offrì ad Anteo sacrifici eroici.
Anticlea: madre di Odisseo e moglie di Laerte. Ma esiste una tradizione secondo la quale Odisseo, benché fosse creduto figlio di Laerte, sarebbe frutto degli amori segreti di Sisifo e di Anticlea, figlia del famoso ladro, Autolico.
Questi infatti rubava il bestiame a Sisifo, che vedeva le sue mandrie divenire sempre più esigue, mentre i capi della vicina mandria di Autolico aumentavano. Sisifo pensò allora di incidere all'interno degli zoccoli dei suoi animali il proprio monogramma. Quella notte Autolico fece man bassa come al solito, e all'alba le impronte degli zoccoli lungo il sentiero fornirono a Sisifo la prova che gli occorreva per denunciare il furto ai vicini. Si recò quindi alle stalle di Autolico e riconobbe le sue bestie per via dei segni incisi sugli zoccoli e, lasciando i vicini a discutere col ladro, si precipitò nella casa e, mentre fuori ferveva la disputa, sedusse Anticlea. Certi mitografi dicono invece che Autolico diede spontaneamente la figlia a Sisifo, poiché desiderava avere un nipote altrettanto astuto. Questo accadeva proprio alla vigilia del matrimonio di Anticlea e di Laerte.
Durante l'assenza di Odisseo, Anticlea stanca di aspettare il suo ritorno e divorata dal dolore, fini col suicidarsi.