MITOLOGIA GRECA E ROMANA


Mitologia, lettera B

Bellerofonte, Belo.

BELLEROFONTE: figlio di Glauco, re di Corinto, o forse di Poseidone. Sua madre era Eurinome (o Eurimede). Quando ancor giovane viveva a Corinto o Efira, come anticamente veniva chiamata la città, Bellerofonte sognava di catturare e domare Pegaso, l'immortale cavallo alato nato dal sangue colato dal collo mozzo di Medusa quando Perseo l'aveva uccisa. Essendo incinta di Poseidone, si attribuì la paternità dello stallone al dio. Il suo nome è talora collegato alla parola greca pege, "sorgente". La leggenda sostiene che quanto meno due sorgenti siano nate dal colpo dello zoccolo del cavallo: quella di Ippocrene ("sorgente del cavallo") sul monte Elicona e quella omonima di Crezene. Il puledro vagava libero per la terra e nei cieli rifiutando di farsi avvicinare da qualunque uomo. Bellerofonte lo catturò con l'aiuto dell'indovino Polido. Costui gli consigliò di passare una notte nel santuario di Atena. Là il giovane sognò che la dea gli donava una briglia d'oro e gli ordinava di sacrificare a Poseidone Domatore, un toro. Quando si svegliò trovò la briglia per terra vicino a lui; Polido gli consigliò di seguire le indicazioni del sogno e immediatamente Bellerofonte compì il sacrificio. Quindi trovò Pegaso che lo aspettava tranquillamente vicino alla fonte Pirene a Corinto; l'animale sembrava felice della sua venuta e Bellerofonte potè tranquillamente imbrigliarlo.
Bellerofonte lasciò Corinto avvolto in una nube, avendo ucciso prima un certo Bellero (il che gli valse il soprannome di Bellerofonte) e poi il proprio fratello, cui viene attribuito di solito il nome di Deliade. Egli si rifugiò come supplice presso Preto, re di Tirinto, che lo purificò; ma Antea, moglie di Preto (che altri chiamano Stenebea), si innamorò di lui a prima vista. Quando Bellerofonte rifiutò le sue profferte, essa lo accusò di aver tentato di sedurla e Preto, che credette alle parole della moglie, si infiammò d'ira. Non volle tuttavia attirare su di sé la vendetta delle Moire uccidendo con le proprie mani un supplice, e mandò dunque Bellerofonte dal padre di Antea, Iobate re di Lidia, con una lettera sigillata che diceva così: "Ti prego di allontanare il latore dal mondo dei vivi; egli tentò di violentare mia moglie, tua figlia".
Iobate, restio a uccidere un ospite, chiese a Bellerofonte di rendergli un prezioso servigio uccidendo la Chimera, un mostro dall'alito infuocato, che devastava la Licia. Il re sperava che Bellerofonte non sarebbe sopravvissuto; ma Bellerofonte, montato su Pegaso, si precipitò dall'alto sul mostro e lo trafisse con le frecce e poi gli conficcò tra le mascelle un pezzo di piombo che aveva infilato sulla punta della lancia. L'alito infuocato della Chimera fece sciogliere il piombo che le scivolò giù per la gola bruciandole gli organi vitali. Iobate, tuttavia, lungi dal ricompensare Bellerofonte per la sua audacissima impresa, lo mandò subito a combattere contro i bellicosi Solimi e le loro alleate, le Amazzoni. Bellerofonte li sconfisse tutti volando alto, fuori portata dal tiro delle frecce, e lasciando cadere grosse pietre sulle loro teste. Poi, nella pianura licia dove scorre lo Xanto, sgominò una banda di pirati guidata da un certo Chimarro, guerriero focoso e millantatore, che navigava su una nave con la prua adorna di una figura di leone e di serpente. Poiché Iobate non mostrò alcuna gratitudine e anzi appostò le guardie di palazzo in un'imboscata per sorprenderlo al suo ritorno, Bellerofonte smontò da cavallo e uccise tutti i soldati lici che gli erano stati inviati contro.
Convinto ormai che Preto si fosse sbagliato circa il tentativo di violenza compiuto contro la virtù di Antea, Iobate mostrò a Bellerofonte la lettera del genero e gli chiese che cosa fosse accaduto. Saputa la verità, implorò il perdono del giovane, gli diede in sposa sua figlia Filinoe e lo nominò erede del trono di Licia. Bellerofonte ebbe due figli, Ippoloco e Isandro, e una figlia, Laodamia, che genererà con Zeus l'eroe Sarpedone.
Secondo la tragedia andata perduta di Euripide, Stenebea, Bellerofonte sarebbe tornato ad Argo e si sarebbe vendicato della regina. Facendole credere di amarla, le propose di montare con lui su Pegaso. Questa accettò e quand'ebbero raggiunto una grande altezza, la precipitò giù dal cavallo alato. Il suo corpo fu trovato in mare da alcuni pescatori e riportato ad Argo.
Gli ultimi anni della sua vita furono pieni di disgrazie. Due dei suoi figli morirono: Isandro combattendo contro i Solimi e Laodamia di morte naturale. Bellerofonte, pieno d'orgoglio, osò volare verso l'Olimpo, quasi fosse un immortale; ma Zeus mandò un tafano che punse Pegaso sotto la coda facendolo sgroppare, e Bellerofonte cadde ingloriosamente sulla terra. Pegaso raggiunse tuttavia l'Olimpo, e Zeus si serve ora di lui come bestia da soma per trasportare le folgori; quando a Bellerofonte, precipitato in un roveto, vagò a lungo sulla terra, zoppo, cieco, sempre evitando le strade battute dagli uomini, e la storia della sua morte non ci è stata tramandata.

BELO: figlio della ninfa Libia e di Poseidone, e fratello gemello di Agenore, regnava a Chemmi nella Tebaide. Sua moglie Anchinoe, figlia del dio Nilo, gli generò i gemelli Egitto e Danao, e un terzo figlio, Cefeo.
Egitto ebbe in sorte il regno d'Arabia, ma conquistò anche la terra dei Melampodi e la chiamò Egitto dal proprio nome. Cinquanta figli gli nacquero da varie donne, libiche, arabe, fenicie e così via. Danao, inviato a governare la Libia, ebbe cinquanta figlie, chiamate Danaidi e anch'esse nate da madri diverse.
Alla morte di Belo, i gemelli litigarono per via dell'eredità e, dimostrandosi conciliante, Egitto propose un matrimonio in massa tra i cinquanta principi suoi figli e le cinquanta principesse figlie di Danao. Ma Danao, che sospettava una losca trama, non volle acconsentire e, quando un oracolo confermò i suoi timori e disse che Egitto aveva in animo di uccidere tutte le Danaidi, si preparò a fuggire dalla Libia.
Altro Belo fu re di Sidone, padre di Anna, Didone e Pigmalione.