MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera C
Cefeo, Ceice, Celeo.
CEFEO: 1. Figlio di Aleo e Neera e re di Tegèa, in Arcadia.
Partecipò alla spedizione degli Argonauti ed ebbe anche una parte nella leggenda d'Eracle. Allorché questi decise di attaccare Sparta e di punire i figli di Ippocoonte, pregò Cefeo di unirsi a lui con i suoi venti figli. Dapprima Cefeo rifiutò: non si azzardava infatti a lasciare Tegea senza difesa. Ma Eracle, cui Atena aveva donato una ciocca dei capelli della Gorgone in un'urna di bronzo, la offrì alla figlia di Cefeo, Erope: se la città fosse stata attaccata, le disse, essa doveva esporre per tre volte sulle mura quella ciocca, voltando le spalle al nemico che subito si sarebbe dato alla fuga. Cefeo si lasciò convincere da queste argomentazione e si unì alla spedizione contro Sparta nel corso della quale, per mala sorte, egli perì con diciassette dei suoi figli. Taluni dicono che anche Ificle, fratello di Eracle, fu ucciso. Tutto ciò non impedì ad Eracle di essere vittorioso.
CEFEO: 2. Figlio di Belo, re di Chemmi in Egitto, e di Anchinoe, marito di Cassiopea.
Aveva solo una figlia, Andromeda. Cassiopea pretendeva che sua figlia fosse più bella delle Nereidi, e queste, offese, si lamentarono con Poseidone che inviò un serpente narino a devastare il paese. L'oracolo di Zeus, Ammone, in Libia, affermò che la stessa Andromeda doveva essere data in pasto al serpente. Fu così incatenata a un masso ai piedi di un faraglione, ma quando il mostro le si avvicinò per divorarla, Perseo si fece sotto con un sacco che conteneva la testa della Gorgone Medusa, e lo trasformò in un masso.
Dopo la morte di Cefeo, il nipote Perse, figlio di Perseo e di Andromeda, raccolse la sua successione. Poseidone pose tra le stelle le immagini di Cefeo e di Cassiopea.
CEICE: 1. Re di Trachis, amico e parente di Eracle.
Quando Eracle uccise accidentalmente Eunomo, benché Architele lo avesse perdonato per questo incidente, l'eroe decise di espiare la colpa con l'esilio secondo l'usanza e se ne andò, accompagnato da Deianira e dal loro figlio Illo, a Trachis da Ceice. Proprio Ceice rese gli onori funebri a Cicno, figlio di Ares e di Pelopia. Cicno era un uomo violento e sanguinario che attaccava soprattutto i pellegrini che si recavano a Delfi, e questo gli attirò l'odio di Apollo, il quale incitò contro di lui Eracle. Cicno ed Eracle si scontrarono a singolar tenzone e Cicno fu ben presto ucciso, e sepolto da Ceice nella valle dell'Anauro ma, per ordine di Apollo, le acque del fiume in piena spazzarono via la sua pietra tombale.
Dopo la morte di Eracle, i suoi figli, perseguitati dall'odio di Euristeo, si rifugiarono a Trachis, presso Ceice. Ma Euristeo mandò un messaggio a Ceice, chiedendogli l'estradizione degli Eraclidi. Troppo deboli per opporsi a Euristeo, essi lasciarono Trachis, mentre Ceice si diceva desolato di non poterli aiutare.
CEICE: 2. Re di Trachine, figlio di Eosforo (la Stella del Mattino) e marito di Alcione. I due erano così felici che Alcione osò assumere il nome di Era e chiamò Zeus il marito. Ciò suscitò l'ira di Zeus e di Era olimpi. Essi scagliarono una folgore sulla nave di Ceice, che era salpato per consultare un oracolo, e Ceice morì annegato. La sua ombra apparve ad Alcione che, sopraffatta dal dolore, si gettò in mare. Alcuni dèi pietosi li trasformarono ambedue in tordi marini.
Ora accade che ogni inverno la femmina del tordo marino trasporta il suo morto compagno fino al luogo della sepoltura e poi, costruito un nido compatto con gli aculei del riccio, lo lancia in mare, vi depone le uova e le cova durante i sette giorni che precedono e i sette che seguono il solstizio d'inverno. In quel periodo Eolo vieta ai venti di spazzare il mare. I marinai chiamano questo periodo di bonaccia "i giorni dell'Alcione," in loro ricordo.
Altri dicono che Ceice fu trasformato in un gabbiano.
CELEO: 1. Figlio d'Eleusi e marito di Metanira. Mentre egli regnava ad Eleusi, Ade rapì la figlia a Demetra. La dea percorse la terra alla ricerca della figlia e giunse in incognito a Eleusi, dove re Celeo e sua moglie Metanira l'accolsero ospitalmente, invitandola a rimanere presso di loro come nutrice di Demofoonte, il principino appena nato. La vecchia balia asciutta, Baubo, indusse Demetra, con un trucco, a bere acqua d'orzo profumata alla menta: poi cominciò a gemere come se avesse le doglie e inaspettatamente tirò fuori di sotto le sottane il figlio di Demetra, Iacco, che balzò tra le braccia della madre e la baciò. "Oh, come bevi avidamente!" esclamò Abante, il figlio maggiore di Celeo; Demetra gli lanciò un'occhiataccia e Abante fu trasformato in lucertola. Pentita e un po' vergognosa per l'accaduto, Demetra decise di fare un favore a Celeo rendendo immortale Demofoonte. La notte stessa lo tenne alto sopra il fuoco per bruciare tutto ciò che in lui era mortale. Metanira, che era figlia di Afizione, entrò per caso nella stanza prima che la cerimonia terminasse e ruppe l'incantesimo; così Demofoonte morì. "La mia casa è la casa della sventura!" gridò Celeo, piangendo l'amara fine dei suoi due figli, e per questo in seguito fu chiamato Disaule. "Asciuga le tue lacrime, Disaule", disse Demetra, "ti rimangono tre figli, tra i quali Trittolemo, cui io farò tali doni che scorderai la duplice perdita".
Demetra rivelò la sua natura divina, ma prima di lasciare Eleusi, iniziò ai misteri Celeo e i figli, Trittolemo ed Eumolpo. A Trittolemo la dea diede semi di grano, un aratro di legno e un cocchio trainato da serpenti, e lo mandò per il mondo a insegnare agli uomini l'agricoltura. Ma prima lo istruì personalmente nella pianura Raria, ed ecco perché da taluni egli è detto figlio di Raro.
CELEO: 2. Cretese che, insieme ai compagni Laio, Cerbero ed Egolio, tentò di rubare miele nella caverna sacra sul monte Ida di Creta (oggi chiamato Psilorìtis) dove, secondo il mito, sarebbe stato allevato Zeus. In questa caverna, proibita agli dèi e ai mortali, ogni anno vi si vedava brillare un fuoco misterioso, nella ricorrenza della nascita del dio. I ladri indossarono lastre di bronzo per proteggersi contro le api, che avevano fornito il miele con il quale era stato nutrito Zeus fanciullo. Ma quando furono davanti alla culla del dio, le lastre di bronzo caddero spontaneamente dal loro corpo; Zeus fece udire un tuono e li avrebbe fulminati all'istante se i Destini e Temi non glielo avessero impedito ricordando che era proibito uccidere chiunque in un luogo considerato sacro. Zeus allora li trasformò in uccelli: Celeo in cornacchia, Laio in tordo, Egolo in ossifraga e Cerbero in un uccello non identificato, che, in greco, portava lo stesso nome. Questi ucceli erano considerati di buon augurio, poiché uscivano da una grotta sacra.