MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera C
Ceneo, Centauri.
CENEO: figlia di Elato, era la fanciulla più bella della Tessaglia, aveva una miriade di pretendenti e puntualmente li rifiutava tutti. Un giorno mentre passeggiava lungo la spiaggia, la Ninfa Ceneide venne violentata da Poseidone. Soddisfatto che ebbe le sue voglie, il dio le chiese di dirgli che cosa desiderasse come dono d'amore. "Trasformami", essa rispose, "in un guerriero invincibile. Sono stanca di essere una donna". Poseidone acconsentì a cambiarle il sesso e la Ninfa divenne Ceneo. Il dio degli abissi marini aveva acconsentito al suo desiderio, e in più le aveva concesso d'esser uomo immune da ferita e che mai potesse soccombere a un'arma.
Così mutata in uomo e invulnerabile, guidò gli eserciti in guerra con tale successo che i Lapiti ben presto la elessero loro re; essa generò anche un figlio, Corono, che Eracle uccise molti anni dopo mentre combatteva per il doro Egimio. Inorgoglita della sua nuova condizione, Ceneo piantò una lancia nel bel mezzo della piazza del mercato, dove il popolo si riuniva, e costrinse tutti a sacrificare a codesta lancia come se si fosse trattato di una divinità.
Zeus, venuto a conoscenza della presunzione di Ceneo, istigò i Centauri a commettere un omicidio. Durante le nozze di Piritoo essi dunque assalirono Ceneo, che ne uccise facilmente cinque o sei senza nemmeno rischiare una scalfitura, poiché le armi dei Centauri rimbalzavano sulla sua pelle invulnerabile. I Centauri superstiti, tuttavia, percossero Ceneo sul capo con tronchi d'abete e riuscirono a stenderlo a terra, ricoprendolo poi con una catasta di altri tronchi. Così Ceneo morì soffocato.
Un uccello grigio volò poi fuori dalla catasta e Mopso l'indovino, che era presente, disse di aver riconosciuto in quell'uccello l'anima di Ceneo. Quando ebbero luogo le esequie, si scoprì che il corpo di Ceneo aveva ripreso forme femminili.
CENTAURI: Erano per metà uomini (dalla cintola in su) e per metà cavalli, figli di Issione e di una nuvola creata da Zeus con le sembianze di Era, oppure di Centauro e di Stilbe; abitavano sul monte Pelio, nella Tessaglia ed erano creature brutali e lascive. Tuttavia due Centauri, differenti dagli altri nel carattere, Chirone e Folo, avevano una diversa origine: Chirone era figlio di Crono che in forma di cavallo si era unito alla ninfa Filira; Folo era nato da Sileno e da una ninfa dei frassini, una Meliade. Questi due sono ospitali, benefici, amano gli uomini e non ricorrono alla violenza.
I principali miti associati con i Centauri si riferiscono alla guerra combattuta con i Lapiti, un popolo tessalico che discendeva da Issione, ma era tanto civilizzato quanto i Centauri erano selvaggi. La battaglia scoppiò alle nozze del re dei Lapiti Piritoo con Ippodamia (o Didamia). I Centauri, cugini di Piritoo, sedettero a tavola. Essi tuttavia non erano avvezzi a bere vino e, quando ne fiutarono l'aroma, corsero con i loro corni d'argento ad attingerne negli otri. Si ubriacarono in tal modo che, quando la sposa apparve per salutare gli ospiti, Eurito (o Eurizione) balzò dallo sgabello, rovesciò il tavolo e la trascinò via per i capelli. Subito gli altri Centauri seguirono il suo vergognoso esempio, agguantando bramosi le donne dei Lapiti che capitavano loro a tiro. Piritoo e il suo paraninfo Teseo accorsero in aiuto di Ippodamia, amputarono il naso e le orecchie di Eurizione e, con l'aiuto dei Lapiti, gettarono fuori i Centauri. Si scatenò una lotta furibonda che si prolungò fino al calar della notte. I Centauri subirono un grave rovescio e Teseo li scacciò dal loro territorio di caccia sul momte Pelio, spingendoli nella terra degli Etici presso il monte Pindo.
I Centauri intervengono a più riprese anche contro Eracle. Quando Eracle, alla caccia del cinghiale Erimanzio, venne ospitato dal Centauro Folo, questi gli offrì carni arrostite, mentre lui mangiava unicamente carne cruda, ma non osò aprire la giara di vino che apparteneva a tutti i Centauri, finché Eracle non gli ricordò che Dioniso aveva lasciato la giara nella grotta appunto perché fosse aperta in quella occasione. Il forte profumo del vino fece perdere la ragione ai Centauri. Armati di grossi massi, abeti sradicati, torce e trincetti, si precipitarono verso la grotta di Folo. Mentre Folo, terrorizzato, cercava scampo, Eracle audacemente respinse Ancio e Angrio, i primi assalitori, con un lancio di carboni infuocati, e poi affrontò tutti gli altri, uccidendone parecchi con le sue frecce avvelenate. Una freccia trapassò il braccio di Elato e si conficcò vibrando nel ginocchio di Chirone. Eracle, angosciato, si accovacciò accanto al vecchio amico ed estrasse la freccia, cercando poi di medicare la ferita, ma non servì a niente; Chirone si ritirò ululando per il dolore sul fondo della grotta. Prometeo propose se egli rinunciasse alla sua immortalità per por fine alle sue sofferenze, e Zeus accettò tale richiesta; ma altri dicono che Chirone decise di morire non per il dolore della ferita, ma perché era ormai stanco della sua lunghissima vita.
Folo, mentre dava sepoltura ai suoi compagni morti, estrasse da un cadavere una delle frecce di Eracle e la esaminò: "Come mai", si chiese, "un Centauro così robusto può essere perito per una semplice scalfitura?" Ma ecco che la freccia gli sfugge dalle mani e, forandogli un piede, lo uccide all'istante. Eracle allora desistette dall'inseguire il cinghiale e ritornò a Foloe, dove seppellì Folo con straordinari onori ai piedi del monte che prese il suo nome.
Gli altri Centauri fuggirono a Eleusi in Attica, dove Poseidone li nascose in una montagna. Eurizione venne ucciso da Eracle mentre cercava di usare violenza a Mnesimache, figlia di Dessameno, re di Oleno, a quel tempo ospite di Eracle.
Uno dei Centauri, Nesso, ottenne una terribile vendetta su Eracle per il male che aveva fatto alla sua razza. Quando Eracle sposò Deianira, durante il viaggio verso casa, si trovarono obbligati ad attraversare il fiume Eveno, in Etolia, in quel momento in piena. Nesso si offrì di traghettare Deianira, ma tentò di usare violenza alla fanciulla ed Eracle lo colpì con una delle sue frecce avvelenate. Mentre moriva, fingendo di volersi redimere, Nesso disse a Deianira di prendere un po' del suo sangue e di conservarlo, perché se un giorno Eracle avesse perduto l'amore per lei il modo certo di riconquistarlo era di bagnare con quel sangue una tunica e fargliela indossare. Ma il sangue era avvelenato e quando anni dopo Deianira sospettò il suo sposo di infedeltà e agì come Nesso le aveva consigliato, Eracle andò incontro a un'orribile morte.