MITOLOGIA GRECA E ROMANA


Mitologia, lettera C

Creusa, Criseide.

CREUSA: 1. Naiade tessala, figlia della Terra. Fu amata dal dio fiume Peneo che le dette due figli, Ipseo, re dei Lapiti, e Stilbe, ai quali si aggiunge talvolta Andreo.

CREUSA: 2. Figlia minore d'Eretteo, re di Atene, e di Prassitea. Apollo si giacque segretamente con Creusa moglie di Suto, in una grotta sottostante i Propilei di Atene. Quando nacque il figlio di Creusa, Apollo lo trasportò a Delfi, dove egli divenne servo in un tempio e i sacerdoti lo chiamarono Ione. Suto non aveva eredi e, dopo molti indugi, decise di chiedere all'oracolo delfico come potesse assicurarsene uno. Con suo grande stupore si sentì rispondere che la prima persona che avesse incontrato uscendo dal santuario sarebbe stato suo figlio. Quella persona fu Ione e Suto pensò di aver fecondato qualche Menade durante le orge dionisiache svoltesi a Delfi molti anni prima. Ione non poteva certo contraddirlo e lo riconobbe come padre. Ma Creusa si irritò al vedere che Suto aveva ora un figlio mentre essa era rimasta sterile, e tentò di uccidere Ione offrendogli una coppa di vino avvelenato. Ione, tuttavia, libò dapprima agli dèi, e una colomba calò dal cielo per assaggiare il vino versato. Subito la bestiola morì e Creusa cercò asilo presso l'altare di Apollo. Quando l'infuriato Ione tentò di strapparla dall'altare, le sacerdotesse intervennero e gli spiegarono che egli era figlio di Creusa e di Apollo, benché Suto dovesse continuare a credere d'averlo generato in una Menade. Anzi, fu promesso a Suto che avrebbe avuto da Creusa Doro e Acheo.
I suoi tre figli furono i progenitori delle stirpi greche, gli Ioni, gli Achei e i Dori.

CREUSA: 3. Figlia di Priamo e di Ecuba e moglie di Enea, madre di Ascanio.
Secondo Virgilio, nella fuga da Troia e nella confusione della città in fiamme, Enea smarrì Creusa e ritornò indietro a cercarla, ma per strada incontrò l'ombra della moglie che gli narrò di essere stata rapita da Cibele e lo scongiurò di continuare il viaggio che lo avrebbe portato a fondare un nuovo regno nel Lazio, dove avrebbe trovato un'altra sposa.

CREUSA: 4. Figlia del re di Corinto, Creonte, che talvolta è chiamata Glauce. Il padre pensò di maritarla a Giasone, che ripudiò Medea. Questa, per vendicarsi, preparò un vestito che inviò come regalo di nozze alla rivale. Creusa, imprudentemente, accettò il vestito, ma, allorché lo indossò, fu avvolta da un fuoco misterioso che la divorò.

CRISEIDE: figlia di Crise, gran sacerdote di Apollo sull'isola di Crise, nei pressi di Troia. Achille l'avea fatta prigioniera nel saccheggio dato alla citta di Lirnessa, dove Crise l'aveva mandata perché vi fosse più sicura, oppure perché partecipasse alla festa di Artemide. Nella distribuzione del bottino, Criseide toccò in sorte ad Agamennone. Quando Crise giunse al camppo greco per riscattare Criseide, Zeus indusse Agamennone a scacciarlo con ingiuriose parole. Il sacerdote allora dedicò speciali preghiere e sacrifici ad Apollo chiedendogli d'inviare sui Greci una peste che li avrebbe costretti a ritornare sulla loro decisione. Apollo lo esaudì, e dopo nove giorni di pestilenza Calcante rivelò la presenza del dio. Per invito di Calcante, Agamennone, sia pure a malincuore, rimandò Criseide al padre con doni propiziatori, ma soltanto alla condizione che Achille lo ricompensasse restituendo la fanciulla che aveva avuta in sorte come schiava nella spartizione del bottino, Briseide. Al che Achille, furibondo, dichiarò che non avrebbe più preso parte alla guerra.
Secondo un'altra versione, Criseide diede ad Agamennone un figlio, lo chiamò Crise come il nonno e finse che fosse figlio d'Apollo. Più tardi, quando Oreste con Pilade e Ifigenia tornarono in Grecia con l'effigie di Artemide che avevano rubato al re Toante, il giovane Crise stava per tradirli; ma il nonno gli svelò che egli non era figlio di Apollo, come Criseide aveva sempre sostenuto, bensì di Agamennone, e dunque fratellastro di Oreste e di Ifigenia. Allora il giovane Crise cambiò idea e aiutò Oreste ad affrontare Toante e a ucciderlo. E così Oreste, con il simulacro della dea, approdò sano e salvo a Micene.