MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera E
Egina, Egisto.
EGINA: figlia di Asopo, dio fluviale, e di Metope, figlia del fiume Ladone.
Asopo ebbe da Metope due figli e dodici o venti figlie. Alcune di esse furono rapite e violentate in varie occasioni da Zeus, Poseidone e Apollo, e quando sparì anche Egina, la più giovane di tutte e sorella gemella di Tebe, una delle vittime di Zeus, Asopo ne andò in cerca. Giunto a Corinto, Sisifo sapeva benissimo che cosa fosse accaduto a Egina, ma non volle dire nulla finché Asopo non promise di far scaturire nella cittadella di Corinto una fonte d'acqua perenne. Asopo fece zampillare la fonte Pirene dietro il tempio di Afrodite, e Sisifo gli narrò l'accaduto. Asopo seppe così che il colpevole era, ancora una volta, Zeus, e lo trovò infatti che abbracciava Egina in un bosco. Zeus, che era disarmato, fuggì ignominiosamente tra i cespugli e si trasformò in roccia finché Asopo si fu allontanato; poi risalì all'Olimpo, donde scagliò le sue folgoti contro il dio del fiume. Asopo si muove tuttora a fatica per via delle ferite ricevute e sul suo letto si trovano a volte dei carboni. Più tardi, anche Sisifo ricevette la sua punizione: era infatti costretto a sospingere un masso su per un'erta collina, e appena giunto alla sommità, il masso rotolava verso valle costringendolo a ricominciare senza tregua il suo lavoro.
Liberatosi così di Asopo, Zeus portò Egina nell'isola di Enone (che da lei si chiamò poi Egina), dove si giacque con lei in forma di aquila o di fiamma. Da quest'unione nacque Eaco.
Più tardi, Egina andò in Tessaglia, dove sposò Attore; a lui diede un figlio, Menezio, padre di Patroclo, amico e fedele compagno di Achille.
EGISTO: figlio di Tieste e di sua figlia Pelopia.
Tieste, smanioso di vendicarsi del fratello Atreo che l'aveva bandito da Micene e gli aveva assassinato i figli, volle consultare l'oracolo di Delfi che gli consigliò di generare un figlio dalla propria figlia. Tieste trovò Pelopia intenta a sacrificare, nottetempo, ad Atena Colocasia, e, facendo attenzione a non farsi riconoscere, la violentò. Pelopia, nella foga della lotta, riuscì a togliergli la spada e la portò con sé al tempio, dove la nascose sotto il piedistallo della statua di Atena. Tieste, quando trovò il fodero vuoto, temette di essere scoperto e fuggì in Lidia, la terra dei suoi padri.
Atreo, nell'intento di far pace col fratello, si recò a Sicione, dove si innamorò di Pelopia, che egli credeva figlia di re Tesproto, e volle sposarla. A tempo debito Pelopia diede alla luce il figlio generato in lei da Tieste e lo abbandonò sulla montagna; ma i pastori di capre lo soccorsero e lo fecero allattare da una capra (donde il suo nome Egisto, ossia "che ebbe forza da una capra"). Atreo, credendo che il figlio fosse suo, lo fece recuperare tra i pastori e lo allevò come proprio erede.
Una lunga serie di cattivi raccolti funestò Micene, e Atreo mandò Agamennone e Menelao a Delfi per chiedere notizie di Tieste. I due giovani incontrarono per caso lo zio Tieste che ritornava dall'aver visitato l'oracolo, e lo riportarono a Micene, dove Atreo lo gettò in carcere. Finalmente tranquillo ordinò al giovane Egisto di uccidere Tieste mentre dormiva. Egisto fallì il compito, poiché Tieste aveva un sonno leggerissimo e sentitolo arrivare lo disarmò con un calcio che lo colpì al polso e recuperò la spada. Guardando meglio l'arma, si accorse che era la sua spada e chiese al giovane da chi l'avesse avuta. Egisto rispose che l'aveva avuta dalla madre. Tieste implorò allora di portargli la madre e quando la donna giunse alla prigione rivelò loro il segreto della nascita di Egisto. Pelopia, sconcertata, afferrò la spada e si trafisse il petto. Allora Egisto, con la spada tutta insanguinata, andò a trovare Atreo che, col cuore colmo di gioia, scese alla spiaggia e offrì un sacrificio di ringraziamento a Zeus, convinto di essersi finalmente liberato da Tieste. Egisto lo raggiunse e lo uccise.
Tieste così ritornò sul trono di Micene, ma il suo trono non durò a lungo, poiché Agamennone aiutato da Tindareo riconquistò Micene e mandò nuovamente in esilio Tieste. Mentre Agamennone e Menelao arano impegnati nella guerra di Troia, Egisto, che era rimasto nel Peloponneso, cercò di sedurre Clitennestra.
Ermete, inviato a Egisto da Zeus, gli consigliò di mutare il suo disegno, rammentandogli che Oreste, figlio di Agamennone, appena raggiunta la maturità, avrebbe dovuto vendicare il proprio padre. Ermete non riuscì a convincere Egisto, che si recò a Micene con ricchi doni tra le mani e l'odio in cuore. Clitennestra dapprima rifiutò le sue proposte; ma dopo che Egisto riuscì ad eliminare il vecchio aedo Demodoco, che Agamennone aveva lasciato alla moglie per sorvegliarla e darle buoni consigli, Clitennestra soggiacque agli amplessi di Egisto, e visse con lui fino al ritorno di Agamennone.
Quando Agamennone arrivò in patria, era spiato da una vedetta apposta da Egisto, che lo invitò a un grande banchetto, e lo uccise insieme ai compagni con l'aiuto di venti uomini nascosti nella sala del festino. Altre versioni mostrano Clitennestra che partecipa a questo delitto e uccide anche Cassandra, sua rivale. Presso i poeti tragici le circostanze variano: ora Agamennone è colpito a tavola, ora è ucciso in bagno. Egisto governò a Micene per sette anni fino al giorno in cui venne ucciso dal figlio di Agamennone, Oreste. Queste vicende sono il tema della trilogia di Eschilo Orestea e di alcune tragedie di Sofocle e di Euripide.