Mitologia Greca e Romana
Mitologia, lettera L
Laomedonte, Lapiti.
LAOMEDONTE: re di Troia, figlio di Ilo e di Euridice. Dalla moglie Strimo, figlia dello Scamandro, ebbe cinque figli, e cioè Titono, Lampo, Clizio, Icetaone e Podarce, e tre figlie, Esione, Cilla e Astioche.
Quando Laomedonte decise di erigere le famose mura di Troia ebbe la fortuna di poter godere dell'aiuto di Apollo e di Poseidone. Zeus infatti, irritato con loro perché avevano osato ribellarsi alla sua volontà, li costrinse a servire Laomedonte come manovali. Poseidone si incaricò di costruire le mura, mentre Apollo suonava la lira e pascolava le greggi di Laomedonte; Eaco diede una mano a Poseidone. Ma Laomedonte poi truffò gli dèi sulla paga e si guadagnò il loro rancore. Per vendicarsi Apollo scatenò una pestilenza e Poseidone mandò a Troia un mostro marino perché ne devastasse le coste. Laomedonte si recò dall'oracolo di Zeus Ammone che gli consigliò di esporre la figlia Esione sulla spiaggia di Troia perché il mostro la divorasse. Ma il re ostinatamente si rifiutò di seguire tale consiglio, a meno che i nobili troiani non acconsentissero a sacrificare le loro figlie. Al che Fenodamante arringò l'assemblea, gridando che Laomedonte era l'unico responsabile delle loro sciagure, e lui solo doveva soffrire sacrificando la propria figlia. Toccò quindi a Esione di essere legata alla roccia dove Eracle la vide.
Eracle la liberò dai ceppi, poi si recò in città e si offrì di uccidere il mostro in cambio di una coppia di immortali e candidi cavalli o cavalle che Zeus aveva donato a Laomedonte come compenso per il ratto di Ganimede. E Laomedonte subito accettò le condizioni di Eracle. Ma, dopo che l'eroe ebbe compiuto l'impresa, lo ingannò, facendogli consegnare, invece di quelle immortali, cavalle comuni; allora Eracle minacciò di fare guerra a Troia e subito si imbarcò furibondo. Dapprima si recò all'isola di Paro, dove innalzò un altare a Zeus e ad Apollo; e poi all'istmo di Corinto, dove profetizzò il triste fato di Laomedonte; infine reclutò un esercito nella città di Tirinto.
Sbarcato nei pressi di Troia, Eracle lasciò Ecleo a guardia delle navi, mentre egli stesso guidava gli altri campioni all'assalto della città. Laomedonte, colto di sorpresa, non ebbe il tempo di radunare l'esercito ed Eracle, che non voleva indugiare in un lungo assedio, ordinò immediatamente un attacco: Il primo ad aprire una breccia sulle mura fu Telamone, ma Eracle gli fu subito alle calcagna e corse avanti. Uccise con le sue frecce Laomedonte e tutti i suoi figli, tranne Podarce, il solo che avesse tentato di indurre il padre a consegnare a Eracle le immortali cavalle. Appagata la sua sete di vendetta, Eracle ricompensò Telamone concedendogli la mano di Esione, ed Esione a sua volta ebbe il permesso di riscattare uno dei suoi compagni prigionieri. Essa scelse Podarce e lo riscattò con il velo dorato che le ricopriva il capo; così Podarce si meritò il nome di Priamo, che significa "riscattato".
Dopo aver distrutto Troia con un incendio, Eracle mise Priamo sul trono e riprese il mare. Esione accompagnò Telamone a Salamina dove gli generò un figlio, Teucro, non si sa se come concubina o come legittima moglie.
LAPITI: popolazione mitica della Tessaglia, stanziata in origine sui massicci del Pindo, del Pelio e dell'Ossa, da dove avevano cacciato i Pelasgi, primi abitanti della regione. La leggenda narra di una lotta da essi combattuta coi Centauri. I Centauri erano stati invitati dai Lapiti alle nozze del loro re Piritoo, figlio di Issione, con Ippodamia. Poiché i convitati erano più di quanti il palazzo potesse ospitarne, i Centauri, cugini di Piritoo, sedettero a tavola con Nestore, Ceneo e altri principi tessalici in una vasta grotta. I Centauri tuttavia non erano avvezzi a bere vino e, quando ne fiutarono l'aroma, corsero con i loro corni d'argento ad attingere vino dagli otri, e si ubriacarono in tal modo che quando la sposa apparve sulla soglia della caverna per salutare gli ospiti, Eurizione balzò dallo sgabello, rovesciò il tavolo e la trascinò via per i capelli. Subito gli altri Centauri seguirono il suo vergognoso esempio, agguantando bramosi le donne che capitavano loro a tiro.
Piritoo e il suo compagno Teseo accorsero in aiuto di Ippodamia, amputarono il naso e le orecchie di Eurizione e, con l'aiuto dei Lapiti, gettarono i Centauri fuori della caverna. Si scatenò allora una lotta furibonda che costò la vita al lapita Ceneo e si prolungò fino al cadere della notte; così ebbe origine l'antica inimicizia tra i Centauri e i loro vicini Lapiti.
In quell'occasione i Centauri subirono un grave rovescio e Teseo li scacciò dal loro territorio di caccia sul monte Pelio, spingendoli nella terra degli Etici presso il monte Pindo. Ma non fu facile sottomettere i Centauri che, riunendo le loro forze, invasero il territorio del Lapiti. Essi colsero di sorpresa il grosso delle forze lapite e le decimarono, e quando i superstiti fuggirono a Foloe in Elide, i vendicativi Centauri li cacciarono anche di là e trasformarono Foloe in una loro roccaforte. I Lapiti si stabilirono poi a Malea.
Anche Eracle combattè i Lapiti per conto del loro nemico Egimio. I Lapiti, guidati da Corono, figlio di Ceneo, minacciavano Egimio e lo incalzavano così da vicino che egli fu costretto a far appello all'alleanza d'Eracle, promettendogli un terzo del regno in caso di vittoria. Eracle sbaragliò i Lapiti; ma rifiutò la ricompensa, chiedendo soltanto a Egimio di riservarla per gli Eraclidi. Si fa menzione della presenza di Lapiti fra i cacciatori di Calidone (Meleagro, Piritoo) e gli Argonauti (Ceneo, Corono, Mopso, Piritoo).