MITOLOGIA GRECA E ROMANA


Mitologia, lettera L

Leandro, Learco, Leda.

LEANDRO: un giovane d'Abido innamorato di Ero, sacerdotessa di Afrodite, che abitava a Sesto, la città sull'altra riva dell'Ellesponto di fronte ad Abido.
I due giovani s'incontrarono e si innamorarono, ma Ero, al servizio della dea, non era libera di sposarsi e, per mantenere segreta la loro relazione, decisero d'incontrarsi ogni notte. Leandro andava a visitarla attraversando a nuoto l'Ellesponto sotto la guida di una fiaccola che la fanciulla teneva accesa in cima alla torre dove viveva, e ritornava a casa al mattino. Una notte, durante l'inverno, il vento spense la fiaccola e Leandro, spinto dai flutti contro gli scogli, annegò. Il mattino successivo la ragazza vide il corpo dell'amato sulla spiaggia e, sconvolta dal dolore, si gettò dall'alto della torre. La storia viene narrata dal poeta greco Museo, vissuto probabilmente nella seconda metà del secolo V d.C.

LEARCO: figlio di Atamnte e di Ino, fratello di Melicerte.
Era odiava Atamante non soltanto per ciò che aveva fatto a Nefele, ma anche perché, d'accordo con Ino, aveva accolto il piccolo Dioniso, bastardo di Zeus e della sorella di Ino, Semele, e lo teneva nascosto nel palazzo travestito da fanciulla. La dea si vendicò facendo impazzire Atamante il quale, afferrato l'arco uccise con una freccia Learco, scambiandolo per un cervo e ne fece a pezzi il corpo ancora palpitante.
Ino afferrò allora Melicerte, il suo figliolo più giovane, e fuggì; ma sarebbe scampata a stento alle frecce di Atamante se il giovane Dioniso non avesse temporaneamente accecato Atamante, cosicché egli uccise una capra invece di Ino. Ino salì poi sulla roccia Moluride, si gettò in mare e annegò. Ma Zeus, memore delle cortesie usate da Ino a Dioniso, non volle che la sua ombra scendesse al Tartaro e la divinizzò come dea Leucotea. Egli divinizzò anche Melicerte come dio Palemone.
Una versione diversa narra che dopo la nascita di Learco e Melicerte, Ino uscì a caccia e non fece più ritorno. Trascorso il periodo di lutto, Atamante sposò Temisto che un anno dopo gli generò due gemelli. Atamante, con stupore e sgomento, seppe che Ino era ancora viva e subito ordinò che fosse condotta a palazzo come nutrice. Temisto, subito avvertita dalle ancelle, visitò la camera dei bambini e, fingendo di non sapere chi Ino fosse, le disse di preprare vesti di lana bianca per i suoi due figli, e vesti di lana nera per i due figli della sventurata Ino.
Il giorno seguente Temisto ordinò alle guardie di irrompere nella camera dei fanciulli e di uccidere i due gemelli che indossavano vesti nere, risparmiando gli altri due. Ino, che aveva indovinato il disegno di Temisto, fece indossare le vesti bianche ai propri figli e quelle nere ai figli della rivale. I gemelli di Temisto furono così uccisi e all'udire quella notizia Atamante impazzì: colpì Learco con una freccia scambiandolo per un cervo, mentre Ino fuggì con Melicerte, si gettò in mare e divenne immortale.

LEDA: figlia di Tèstio, re di Pleurone in Etolia e moglie di Tindaro o Tindarèo, re di Sparta. Le sue sorelle sono Altea, madre di Meleagro, e Ipermestra. Altre tradizioni le assegnano come sorelle Clizia e Melanippa.
Fu la madre dei Dioscuri (Castore e Polideuce), di Clitemnestra, di Elena e di Timandra. Intorno alla loro nascita fiorirono varie leggende, la maggior parte delle quali attribuiva la paternità di questi eroi non a Tindaro, ma a Zeus. Alcuni dicono che Zeus, fingendo di essere un cigno inseguito da un'aquila, si rifugiò nel grembo di Nemesi e la violentò; a tempo debito Nemesi depose un uovo che Ermete mise tra le cosce di Leda, mentre sedeva su uno sgabello, a gambe larghe. Leda diede così alla luce Elena e Zeus pose nel cielo l'immagine del Cigno e dell'Aquila a ricordo della sua astuzia. Secondo altri Zeus si innamorò di Nemesi, costei si alzò in volo in sembianza d'oca selvatica, ma Zeus divenne cigno e la coprì a Ramnunte, in Attica. Nemesi fece poi un uovo che abbandonò in una palude, dove fu trovato successivamente da un pastore e portato a Leda che lo ripose gelosamente in un cofano: e quando l'uovo si dischiuse nacque Elena.
Secondo la versione più comune, tuttavia, Zeus in veste di cigno si unì a Leda stessa sulle rive del fiume Eurota; poi Leda depose un uovo dal quale nacquero Elena, Castore e Polideuce, e fu deificata in seguito col nome di dea Nemesi. Il marito di Leda, Tindaro, si giacque con lei nel corso della medesima notte, e benché taluni sostengano che tutte e tre le creature uscite dall'uovo (e anche Clitemnestra, nata, come Elena, da un secondo uovo) fossero figlie di Zeus, altri dicono che soltanto Elena fosse di origine divina, mentre Castore e Polideuce erano figli di Tindaro; altri ancora, che Castore e Clitemnestra erano figli di Tindaro, ed Elena e Polideuce figli di Zeus.
A Sparta, nel tempio delle Leucippidi, si mostravano i gusci di un uovo gigante, che pessava per essere l'uovo fatto da Leda.