MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera L
Licaone, Licinnio.
LICAONE: 1. Figlio di Pelasgo e dell'oceanina Cillene o di Melibea, era considerato il più antico re d'Arcadia e autore di leggi per il suo popolo. Licaone è fatto padre di cinquanta figli e due figlie, Dia che ebbe da Apollo Driope, ed Elice o Callisto che generò da Zeus Arcade. Fondò ai piedi del monte Liceo la città di Licosura, la più antica della Grecia, innalzò su quel monte un altare a Zeus, istituì le feste Licee. Più tardi fu invece considerato come un re crudele che immolava a Zeus vittime umane e tutti gli stranieri che attraversavano il paese. Si diceva ispirato da Zeus, al quale dio, andato un giorno a chiedergli ospitalità, imbandì le membra di un bambino (forse il nipote Arcade), Zeus sdegnato bruciò il suo palazzo e uccise Licaone insieme con quarantanove dei suoi figli: soltanto il cinquantesimo, Nittimo, ebbe salva la vita per intercessione di Gea. Nittimo salì al trono, ma durante il suo regno avvenne il diluvio di Deucalione. Si dice che il diluvio fu causato proprio dall'empietà dei figli di Licaone.
Secondo Ovidio Licaone sarebbe stato trasformato in lupo.
LICAONE: 2. Figlio di Priamo e di Laotoe. Durante un'incursione notturna, Achille catturò Licaone: lo sorprese infatti nell'orto di suo padre Priamo, intento a recidere rami di fico per farne raggi alle ruote del cocchio; Patroclo portò Licaone a Lemno e lo vendette al figlio di Giasone, il re Euneo, che forniva vino all'esercito graco; il prezzo pattuito fu una coppa fenicia in argento. Eezione d'Imbro riscattò Licaone che tornò di nascosto a Troia. Dodici giorni dopo il ritorno, incontrò Achille sul campo di battaglia, sulla riva dello Scamandro, dove venne ucciso dall'eroe senza pietà.
LICINNIO: figlio d'Elettrione e d'una schiava frigia chiamata Media, fratellastro d'Alcmena e zio d'Eracle.
Licinnio trascorse l'infanzia a Micene presso il padre. Durante la guerra fra Elettrione e il suo pronipote Pterelao, pretendente al trono di Micene, i figli di quest'ultimo giunsero, alla testa d'un esercito dei Tafi a devastare il paese di Micene e a razziare le mandrie di Elettrione. Nella lotta che seguì, tutti i figli di Elettrione perirono, tranne Licinnio che era ancora piccolo. I Tafi riuscirono a scappare, portando con sé le mandrie che affidarono al re dell'Elide Polisseno. Anfitrione ne ottenne la restituzione, mediante riscatto, e riportò le mandrie a Micene. Ma nel momento in cui Anfitrione consegnava ad Elettrione le mandrie rubate, una vacca s'infuriò e Anfitrione, per fermarla, le scagliò contro il bastone che teneva in mano; questo rimbalzò sulle corna dell'animale e tornò indietro colpendo e uccidendo Elettrione. Anfitrione allora fu bandito dall'Argolide da suo zio Stenelo, che si inpadronì di Micene e di Tirinto. Anfitrione accompagnato da Alcmena e da Licinnio fuggì a Tebe, dove re Creonte lo purificò e diede in sposa sua sorella Perimede all'unico figlio superstite di Elettrione, Licinnio. Questi ebbe da Perimede vari figli, Eono, Argeio e Mela. Eono fu compagno di Eracle durante le sue spedizioni. Fu ucciso dai figli di Ippocoonte, a Sparta, ed Eracle intraprese la spedizione contro quella città per vendicare la sua morte. Argeio e Mela accompagnarono Eracle nella guerra contro Ecalia che l'eroe aveva intrapreso per vendicarsi di re Eurito che aveva rifiutato di concedergli la principessa Iole, da lui lealmente vinta in una gara con l'arco. Nella battaglia per la conquista della città perirono, fra i compagni di Eracle, i due figli di Licinnio. L'eroe, che aveva giurato a Licinnio di riportargli il figlio Argeio ne bruciò il cadavere e, per mantenere il suo giuramento, gli riportò l'urna che conteneva le ceneri.
Dopo la morte d'Eracle, Licinnio condivise la sorte degli altri Eraclidi. Si rifugiò a Trachis, e partecipò alla battaglia contro Euristeo. Più tardi, dopo la prima e disastrosa spedizione contro il Peloponneso, gli Eraclidi si ritirarono di nuovo a Tricorito e di lì nella Doride, dove reclamarono da Egimio quella parte del regno che il padre loro gli aveva affidata. Soltanto Licinnio e il figlio di Eracle Tlepolemo rimasero nel Peloponneso. Ad Argo Tlepolemo uccise involontariamente il suo amato prozio Licinnio. Egli stava bastonando uno schiavo con una mazza di legno d'olivo allorché Licinnio, ormai vecchio e quasi cieco, inceppò cadendo fra i due e si buscò una bastonata sul cranio. La morte di Licinnio richiama stranamente quella del padre Elettrione, ucciso allo stesso modo da Anfitrione.