Mitologia Greca e Romana

Mitologia, lettera M

Menesteo, Menete, Menezio, Mentore.

MENESTEO: figlio di Peteo e discendente di Eretteo. Durante la spedizione dei Dioscuri contro l'Attica, mentre Teseo era agli Inferi con l'amico Piritoo, Menesteo si trovava in esilio insieme al padre. I Dioscuri, per fare un dispetto a Teseo, richiamarono Menesteo e lo elessero reggente di Atene. Egli si guadagnò col suo equo governo l'affetto degli Atenisei al punto che essi non permisero che Teseo al suo ritorno rioccupasse il trono. Fu il primo demagogo, rammentando ai nobili i privilegi cui avevano dovuto rinunciare in seguito alla Federazione, e dicendo ai poveri che essi erano stati derubati della loro terra e privati della loro religione per divenire sudditi di un avventuriero di oscura origine; Teseo d'altronde aveva lasciato il trono vacante e correva voce che fosse morto.
Quando Afidna cadde nelle mani dei Dioscuri e Atene fu minacciata da vicino, Menesteo indusse il popolo ad accogliere i Dioscuri in città come benefattori e liberatori. Costoro in verità si comportarono molto correttamente e chiesero soltanto di essere ammessi alla celebrazione dei Misteri Eleusini, come già aveva fatto Eracle. Gli Ateniesi accettarono e i Dioscuri divennero cittadini onorari di Atene.
Menesteo figurava fra i pretendenti alla mano di Elena. Infatti, benché i Dioscuri, fratelli di Elena, volessero maritarla a Menesteo, essa venne poi concessa in isposa al principe Menelao il più ricco degli Achei, rappresentato dal potente genero di Tindareo, Agamennone. Come re degli Ateniesi Menesteo partecipò alla guerra di Troia, si trovava fra i guerrieri che presero posto nel Cavallo di legno e nessuno fra i capi greci, tranne Nestore re di Pilo, lo superava nell'arte di manovrare la cavalleria e la fanteria. Nel caos che seguì alla caduta di Troia, Menesteo appoggiò la richiesta di Acamante e Demofoonte di rimpatriare la loro nonna Etra, madre di Teseo, con la sua compagna di schiavitù, la sorella di Piritoo. Dopo la caduta di Troia, Menesteo non salì più sul suo trono ad Atene, ma accettò invece il trono di Melo, vacante per la morte del re Polianace. Altri dicono tuttavia che egli morì a Troia.

MENETE: figlio di Centonimo, pastore incaricato di sorvegliare le mandrie di Ade nell'isola d'Erizia. Quando Eracle, dopo aver ucciso il cane Ortro e il mandriano Eurizione, cominciò a portar via il bestiame di Gerione, Menete, che faceva pascolare la mandria di Ade lì nei pressi, andò ad avvertire Gerione del furto della sua mandria. Nella discesa agli Inferi per riportare Cerbero, Eracle sgozzò un capo della mandria di Ade per ingraziarsi le ombre con un dono di sangue. Menete, per protesta, lo sfidò a una gara di lotta, ma subito Eracle lo strinse alla vita e gli spezzò le costole, e avrebbe subito sorte peggiore se Persefone, che era uscita dal suo palazzo e aveva salutato Eracle come un fratello, non avesse implorato di lasciare in vita Menete.

MENEZIO: 1. Figlio di Giapeto e dell'oceanina Climene, fratello di Prometeo, di Epimeteo, di Atlante. Personificava l'ira, l'orgoglio, la baldanza spavalda e superba. Menezio e Atlante, che scamparono al diluvio che, in un giorno e in una notte, allagò l'intera Atlantide, si unirono allora a Crono e agli altri Titani spalleggiandoli nella loro sciagurata guerra contro gli dèi olimpi. Zeus uccise Menezio con una folgore e lo mandò nel Tartaro, ma risparmiò Atlante che condannò invece a portare il Cielo sulle spalle per l'eternità.

MENEZIO: 2. Figlio di Attore e d'Egina, padre di Patroclo, il diletto amico di Achille.
Menezio viveva ad Oponte, e allorché suo figlio Patroclo, ancora giovinetto, durante una lite per una partita a dadi, uccise accidentalmente il compagno Clitonimo (o Clisonimo), figlio di Anfidamante, si recò con il figlio a Ftia dove re Peleo lo purificò. Patroclo divenne amico e fedele compagno di Achille. Quando Peleo decise di inviare Achille a combattere a Troia, Menezio fece partire anche suo figlio.
Menezio figura nella lista degli Argonauti, ma non ha alcuna parte nella leggenda. Si racconta inoltre che fu lui a rendere, nella locrese Oponte, i primi onori divini a Eracle, sacrificando un ariete, un toro e un cinghiale e istituendo il suo culto eroico. Infine si diceva che sua figlia Mirto aveva dato ad Eracle una bimba, chiamata Eucleia. Quest'ultima era onorata dai Beoti e dai Locresi con il nome di Artemide Eucleia.

MENTORE: figlio di Alcimo di Itaca, era amico e coetaneo di Odisseo, il quale, partendo per la guerra di Troia, gli affidò l'educazione di Telemaco e la cura della casa; perciò egli si oppose alle tracotanze dei Proci. Di lui prese la figura Atena, quando appariva a Telemaco o a Odisseo per consigliarli o per cooperare con loro, e in particolare per accompagnare Telemaco da Nestore a Pilo e da Menelao a Sparta, per difendere Odisseo nella battaglia contro i Pretendenti e rappacificarlo col suo popolo. Fu compagno e maestro affettuoso di Telemaco, donde l'uso del nome di Mentore nel senso di maestro o precettore o guida.