MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettera M
Molorco, Momo, Mopso, Morfeo.
MOLORCO: pastore di Cleone, vicino a Nemea, il quale ospitò Eracle che si accingeva a compiere la prima Fatica: uccidere il leone Nemeo che devastava l'intera regione.
Giunto a Cleone, tra Corinto e Argo, Eracle alloggiò nella casa del pastore chiamato Molorco, il cui figlio era stato ucciso dal leone. Il pastore già si preparava a offrire un capro a Era come sacrificio propiziatorio, ma l'eroe lo trattenne e gli disse: "Aspetta trenta giorni. Se ritornerò sano e salvo sacrificherai a Zeus Salvatore; se no sacrificherai a me siccome a eroe!"
Con la carcassa del leone sulle spalle, Eracle ritornò a Cleone; vi giunse al trentesimo giorno e trovò Molorco sul punto di offrirgli un sacrificio eroico; invece, sacrificarono assieme a Zeus Salvatore.
Molorco fondò la vicina città di Molorca e piantò il Bosco Nemeo, dove ora si svolgono i Giochi Nemei.
MOMO: divinità minore dell'Olimpo graco. Figlio del Sonno e della Notte, era personificazione del sarcasmo e dello scherzo crudele. Si vuole che gli dèi, irritati per il suo comportamento, lo cacciassero dall'Olimpo. Una leggenda narra che, avendo un giorno Atena, Poseidone ed Efeso sottoposto al suo giudizio tre loro opere, la casa, il toro e l'uomo, Momo le criticasse tutte e tre: la casa, perché non si può trasportarla da un luogo all'altro, il toro perché ha le corna ai lati della testa anziché sulla fronte e perciò più scomode per colpire, e l'uomo infine perché non ha nel petto una finestra che permetta di sapere cosa c'è nel suo cuore.
Era raffigurato come un nano, calvo, nudo e con una maschera in mano. Non trovando nessun difetto in Afrodite, si mise a dire che i sandali della dea scricchiolavano.
MOPSO: 1. Eroe greco intorno al quale si hanno versioni diverse. E' detto Lapita di Ecalia, figlio di Ampige e della ninfa Cloride, uno di coloro che presero parte alla caccia di Calidone, alla lotta violenta scatenatasi fra i Centauri e i Lapiti al matrimonio di Peritoo con Ippodamia, ai giochi funebri celebrati per le esequie di Pelia, e alla spedizione degli Argonauti, tra i quali compiva l'ufficio di indovino. Durante la navigazione degli Argonauti, posò il piede su un serpente libico che lo morsicò al tallone: una fitta nebbia scese sui suoi occhi e morì tra spasimi atroci. Gli Argonauti gli tributarono onori funebri come si conviene a un eroe.
MOPSO: 2. Gli antichi distinguevano un secondo Mopso, figlio di Apollo e di Manto, figlia di Tiresia. Una tradizione lo considerava come figlio di Racio, re della Caria, che Manto aveva incontrato uscendo dal tempio di Delfi, e che era stato così designato dal dio come suo sposo. A Claro, fondata da Manto, Mopso divenne profeta di Apollo; a Colofone e a Mallo nella Cilicia aveva oracoli e culto di eroe. Famoso indovino, fu causa della morte dell'indovino Calcante.
A Colofone vi era un fico selvatico coperto di frutti e Calcante, sperando di mettere Mopso in imbarazzo, lo sfidò chiedendogli di dire esattamente quanti fichi saranno raccolti da quell'albero. Mopso rispose che l'albero avrebbe dato dapprima diecimila fichi, poi uno staio di fichi accuratamente pesati, e infine sarebbe rimasto un fico solo sui rami. Calcante rise ironicamente all'idea di quell'ultimo fico, ma quando l'albero fu spogliato dai suoi frutti, la predizione di Mopso si rivelò esattissima. Mopso vide una scrofa gravida, e chiese a Calcante quanti lattonzoli di ciascun sesso si celavano nel ventre e quando si sarebbe sgravata. "Otto lattonzoli e tutti maschi, e la scrofa partorirà tra otto giorni", rispose Calcante a caso, sperando di poter ripartire prima che la sua predizione si scoprisse falsa. Mopso subito replicò: "Secondo me nasceranno tre lattonzoli, di cui solo uno maschio, domattina all'ora sesta, non un minuto prima, non un minuto dopo". Mopso ebbe ragione ancora una volta e Calcante morì di crepacuore. I suoi compagni lo seppellirono a Nozio.
Mopso e Anfiloco avevano fondato la città di Mallo in Cilicia e quando Anfiloco si ritirò nella sua città natale di Argo Anfilochia, Mopso divenne l'unico sovrano. Alfiloco, dopo dodici mesi, ritornò a Mallo certo di poter riassumere i poteri, ma Mopso gli intimò di andarsene. I Malli, imbarazzati e sgomenti, proposero di risolvere la vertenza con un duello. I rivali si affrontarono e morirono tutti e due per le ferite riportate. I roghi funebri furono disposti in modo che Mopso e Anfiloco non potessero scambiarsi insulti durante la cremazione, ma inspiegabilmente le loro ombre si legarono di profonda amicizia e istituirono un oracolo in comune; tale oracolo ha ora fama di essere più veridico di quello di Delfi.
MORFEO: era la divinità dei sogni per gli antichi che collegarono il suo nome con la parola greca che significa la "forma"; però, siccone genealogicamente derivava dalla Notte, sembra migliore interpretazione quella che lo collega con Hypnos ("buio"). Figlio e ministro del Sonno (Ipno) si mostrava mandato dal padre ai dormienti sotto l'aspetto di qualche persona nota per fare rivelazioni, o per suggerire consigli, o per dare notizie. Era raffigurato come un vecchio, con una corona di papaveri e una cornucopia, provvisto di ali con le quali giungeva senza essere avvertito. Tra i numerosi suoi fratelli, Fantaso fa apparire ai dormienti case e paesaggi, Fobetore (o Icelo) assume nelle sue apparizioni ai dormienti forme di animali.