MITOLOGIA GRECA E ROMANA


Mitologia, lettera P

Poliido, Polinice.

POLIIDO: figlio di Cerano, fu un famoso indovino e guaritore. Sposò una nipote di Augia, la figlia di Fileo, Euridamia. Da lei ebbe due figli, Euchenore e Clito, i quali parteciparono alla spedizione degli Epigoni e poi accompagnarono Agamennone contro Troia. Poliido aveva predetto al maggiore dei figli che la sorte gli riserbava due destini: o morire a casa sua di malattia, o cadere in battaglia, a Troia. Euchenore scelse il secondo destino, e fu ucciso da una freccia di Paride.
Quando Bellerofonte ebbe da Iobate, re di Licia, l'ordine di uccidere la mostruosa Chimera che devastava la regione, fu proprio Poliido che gli consigliò di catturare e domare l'alato cavallo Pegaso. Il giovane trovò Pegaso presso la fonte Pirene, gli saltò in groppa e riuscì a sopraffare il mostro piombandogli addosso e trafiggendolo con le frecce e poi conficcandogli tra le mascelle un pezzo di piombo che aveva infilato sulla punta della lancia. L'alito infuocato della Chimera fece sciogliere il piombo che le scivolò giù per la gola bruciandole gli organi vitali.
E fu ancora Poliido che liberò dalla pazzia Teutra, re di Misia. Egli aveva ucciso sulla montagna un cinghiale che si era rifugiato nel santuario d'Artemide Ortosia, e implorava con voce umana: "Risparmiami!" Per punirlo la dea l'aveva fatto impazzire e colpito con una specie di lebbra. La madre Lisippa, con l'aiuto di Poliido, riuscì a calmare la collera d'Artemide, e Teutra recuperò la salute. La montagna sulla quale Teutra aveva ucciso il cinghiale si chiamò, in ricordo di ciò, Teutrania.
Ma la storia più celebre del suo intervento è la resurrezione di Glauco, figlio di Minosse e di Pasifae. Essendo ancora fanciullo e dando la caccia a un topo, cadde in una giara di miele e annegò. Minosse lo cercò ovunque e non riuscendo a trovarlo ricorse all'oracolo di Delfi. L'oracolo rispose che chiunque fosse riuscito a stabilire la migliore similitudine con una nascita portentosa avvenuta recentemente in Creta avrebbe trovato ciò che era stato perduto. Minosse fece delle indagini e venne a sapere che in una delle sue mandrie era nata una vitella la quale cambiava colore tre volte al giorno, passando dal bianco al rosso e dal rosso al nero. Egli convocò allora i veggenti a palazzo, ma nessuno riuscì a trovare una buona similitudine finché Poliido disse che quella vitella assomigliava assai a una mora di rovo (o di gelso). Questo frutto, infatti, dapprima è bianco, poi rosso e quando è al colmo della maturazione diviene nero. Minosse subito gli ordinò di andare in cerca di Glauco.
Poliido vagò nel labirintico palazzo finché trovò nella cantina Glauco affogato in una grande giara dove si conservava il miele. Minosse, appena avuta la notizia di tale ritrovamento, si consultò con i Cureti e seguendo il loro consiglio ordinò a Poliido di restituire la vita a Glauco, e lo imprigionò con il cadavere e una spada. L'indovino era assai perplesso e, quando vide un serpente che si avvicinava al cadavere del fanciullo, temendo per la sua vita afferrò la spada e lo uccise. Ma subito arrivò un secondo serpente che vedendo l'altro morto se ne andò via; ritornò poco dopo con un'erba in bocca, che appoggiò sul corpo del compagno morto. Non appena quell'erba lo toccò, il serpente riprese a vivere. Poliido, stupefatto di quanto aveva visto, immediatamente prese quell'erba, la pose sul corpo di Glauco e il bambino tornò in vita.
Minosse fu felicissimo e colmò Poliido di doni, ma non volle permettergli di ritornare ad Argo se non avesse insegnato la sua arte a Glauco. Poliido obbedì contro voglia, ma quando fu sul punto di salpare disse a Glauco di sputare nella sua bocca aperta. Il fanciullo obbedì e subito si scordò di quello che aveva imparato.

POLINICE: figlio di Edipo e di Giocasta o, secondo altri, di Eurigania.
Quando Edipo ebbe il regno di Tebe, senza saperlo sposò sua madre Giocasta, ed ebbe da lei due figli maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Ismene e Antigone. Dopo la scoperta dell'incesto d'Edipo, i suoi due figli lo cacciarono da Tebe; Edipo li maledisse predicendo che avrebbero guerreggiato fra loro per l'eredità e che avrebbero trovato la morte l'uno per mano dell'altro. Secondo Sofocle, invece, fu Creonte, contrario alla presenza dell'incestuoso re a Tebe, che lo mandò in esilio ed Edipo maledisse i suoi figli che non avevano fatto nulla per difenderlo.
Quando giunsero in età di governare, Polinice ed Eteocle, per evitare gli effetti della maledizione paterna, decisero di regnare un anno ciascuno. Taluni dicono che il primo a prendere il potere fu Polinice, e che dopo un anno passò il regno a Eteocle; altri che il primo fu Eteocle, il quale allo scadere del termine, rifiutò di cedere il regno al fratello. Cacciato così dalla patria, Polinice si rifugiò presso Adrasto, re di Argo, portando con sé la veste e la collana d'Armonia. Si Presentò al suo palazzo contemporaneamente a Tideo, figlio d'Eneo, il quale era fuggito da Calidone. I due eroi cominciarono a disputare sulle ricchezze e sulle glorie delle loro rispettive città nel cortile del palazzo e il rumore attirò Adrasto, il quale li riconciliò, li accolse e diede loro le sue due figlie in spose. Così Polinice sposò Argia e gli promise che l'avrebbe aiutato a riconquistare il regno.
Adrasto, raccolto un vasto esercito, mosse alla conquista del trono nella spedizione dei Sette contro Tebe. Vi partecipò pure Anfiarao che, dotato di facoltà divinatorie, aveva tentato di sottrarsi alla guerra, di cui prevedeval'esito infelice. Ma inutilmente, poiché la moglie Erifile, sedotta dalla collana di Armonia donatale da Polinice, dopo aver svelato il suo nascondiglio agli eroi, lo convinse a partire. Gli inizi dell'impresa furono funestati dalla morte del piccolo Ofelte, figlio di re Licurgo, soffocato da un serpente vicino a una fonte nella valle di Nemea. Polinice vinse nella lotta durante i giochi funebri organizzati in onore di Ofelte, ch'essi chiamarono Archemoro che significa "Inizio del Destino". La battaglia davanti a Tebe si rivelò disastrosa per l'esercito di Polinice; egli, per evitare un'ulteriore strage, si offrì di stabilire la successione al trono in un duello con Eteocle. Eteocle accettò la sfida e nel corso di un'aspra battaglia i due contendenti si ferirono mortalmente a vicenda, realizzando la maledizione d'Edipo. Creonte, loro zio, assunse allora il comando dell'esercito tebano e mise in rotta i disanimati Argivi. Ordinò che i Tebani morti fossero sepolti con tutti gli onori e che a Eteocle venisse riservato il rito funebre regale. I nemici, e soprattutto Polinice, dovevano invece essere lasciati all'esterno della città, senza alcuna sepoltura. Ma Antigone, che era tornata in patria dopo la morte del padre Edipo, sparse sul cadavere di Polinice una manciata di polvere. Per quest'atto di pietà fu condannata a morte da Creonte e rinchiusa viva nella tomba dei Labdacidi da cui discendeva. Ella s'inpicco nella prigione.