MITOLOGIA GRECA E ROMANA


Mitologia, lettera A

Agamede, Agamennone, Agave.

Agamede: famoso architetto, figlio di Ergino re d'Orcomeno, e fratello gemello di Trofonio. I due fratelli costruirono un edificio per custodire il tesoro di Augia in Elide, o di Irièo figlio di Poseidone e re d'Iria nella Beozia. Essi disposero una pietra in modo tanto scaltro che era facile per loro spostarla, ed entrare così nella stanza del tesoro, per rubarne ogni notte una parte. Ma il re vedendo che il suo tesoro diminuiva senza che le porte fossero forzate si pose in agguato e riuscì a incatenare Agamede. Trofonio, sopraggiunto, non riuscì a liberare il fratello che il re al buio non aveva ancora riconosciuto e, per eliminare il sospetto da sè, staccò la testa al fratello. Ma la terra si socchiuse e inghiottì Trofonio.
Secondo un'altra leggenda costruirono il tempio di Apollo a Delfi. Questi gemelli avevano posto una soglia di pietra sopra le fondamenta gettate da Apollo stesso per il suo tempio. L'oracolo allora disse: "Vivete allegramente e abbandonatevi a ogni piacere per sei giorni; al settimo, il desiderio del vostro cuore sarà esaudito". Al settimo giorno ambedue furono trovati morti nei loro letti. Di qui nacque il detto: "Muor giovane colui che al cielo è caro".
Trofonio fu in seguito ricompensato con un oracolo che profetizzava in suo nome a Lebadea in Beozia. Per consultare questo oracolo, il supplice doveva purificarsi con parecchi giorni d'anticipo, alloggiare in un edificio dedicato alla Buona Fortuna e a un certo Buon Genio, bagnarsi soltanto nel fiume Ercina e sacrificare a Trofonio, alla sua nutrice Demetra Europe e ad altre divinità. In quel periodo il supplice doveva nutrirsi di carni sacre, specialmente delle carni dell'ariete offerto in sacrificio all'ombra di Agamede, fratello di Trofonio, che lo aiutò a costruire il tempio di Apollo a Delfi.

Agamennone: figlio di Atreo (o, secondo un'altra versione, figlio di Plistene, figlio di Atreo) e di Erope. Quando il padre fu dal fratello Tieste ucciso, Agamennone e suo fratello Menelao (chiamati anche Atridi) si rifugiarono a Sparta, presso la corte del re Tindareo. Secondo un'altra versione gli Atridi erano ancora bambini al momento dell'assassinio di Atreo e furono salvati dalla nutrice che li condusse a Sicione.
I due Atridi riconquistarono i loro beni grazie all'aiuto di Tindareo. Questi infatti marciò su Micene e costrinse Tieste a giurare che avrebbe restituito lo scettro ad Agamennone, quale legittimo successore di Atreo, per poi andare in esilio e non tornare mai più. Tieste dunque partì per Citera mentre il figlio Egisto, che temeva la vendetta di Agamennone, fuggì presso il re Cilarabete figlio dell'argivo Stenelo.
Agamennone dapprima fece guerra a Tantalo, re di Pisa, e lo uccise in battaglia e poi sposò di forza la sua vedova Clitennestra, che Leda aveva generato da Tindareo re di Sparta. I Dioscuri, fratelli di Clitennestra, marciarono allora su Micene; ma Agamennone si era già recato, supplice, dal suo benefattore Tindareo, che gli perdonò e concesse che Clitennestra rimanesse presso di lui. Dopo la morte dei Dioscuri, Menelao sposò la loro sorella Elena e Tindareo abdicò in suo favore. Clitennestra generò ad Agamennone un figlio, Oreste, e tre figlie: Ifigenia (chiamata anche Ifianassa), Elettra (o Laodice) e Crisotemi.
Quando Paride, figlio di Priamo, rapì Elena, Agamennone e Menelao mossero con un immenso esercito su cento navi contro Troia, per andare a liberare la giovane donna. Questa questione d'onore pesava soprattutto su Agamennone che arrivò a sacrificare sua figlia maggiore, Ifigenia, perché i venti fossero favorevoli nella traversata dall'Aulide a Troia. Euripide, nella Ifigenia in Tauride, fece sua la versione secondo la quale Ifigenia non sarebbe realmente morta, avendole Artemide sostituito una cerbiatta. Ma Eschilo sostiene che fu davvero sacrificata.
Dopo una lunga campagna nel corso della quale l'esercito greco riuscì ad assediare i Troiani chiusi nella loro città, una disastrosa contesa scoppiò tra Achille e Agamennone: quest'ultimo, che aveva dovuto rendere la sua schiava Criseide a Crise, il sacerdote di Apollo, per placare la collera del dio, rubò ad Achille la sua schiava, Briseide. Per protesta, Achille si ritirò dalla battaglia, il che portò i Greci di disastro in disastro; le loro navi sarebbero state incendiate se l'intervento e la morte di Patroclo non avessero riportato Achille nella mischia a combattere.
Quando Troia cadde, Agamennone fece di Cassandra, la profetessa condannata a non essere mai creduta, la sua favorita. Quando ritornò a Micene, dopo un'assenza di dieci anni, Egisto e Clitennestra insieme lo pugnalarono. E' la versione data da Eschilo nel suo Agamennone; Omero, da parte sua, racconta come Egisto abbia invitato Agamennone a un banchetto e poi l'abbia assalito spalleggiato da un gruppo di uomini armati.

Agave: figlia di Cadmo e di Armonia, è la moglie di Echione e madre di Penteo. Sua sorella, Semele, morì mentre partoriva Dioniso. Ma Agave e le sue sorelle Ino e Autonoe rifiutarono di riconoscere la natura divina di Dioniso e si fecero beffe delle affermazioni di Semele. Per questo, quando Dioniso e le sue Menadi vennero a Tebe, esse furono colte da follia: Agave fece a brani il suo stesso figlio, Penteo, che le aveva spiate durante un baccanale. E' il tema della tragedia di Euripide, Le Baccanti.
Dopo aver ucciso Penteo, Agave si era rifugiata presso Licoterse, re dell'Illiria, che sposò. Ma saputo che i suoi genitori guidavano l'esercito degli Encelei, uccise anche Licoterse e diede il suo regno a Cadmo.