MITOLOGIA GRECA E ROMANA
Mitologia, lettere X e Z
Xanto, Zacinto, Zagreo, Zefiro, Zete, Zeto.
XANTO: 1. Xanto e Baio erano i cavalli immortali di Achille, nati sulle rive dell'Oceano, e dati da Poseidone a Peleo come dono di nozze. I loro nomi significano "baio" e "pezzato" ed erano figli del vento occidentale Zefiro e dell'arpia Podarge. Achille li condusse a Troia e li prestò a Patroclo quando questi condusse i Mirmidoni in battaglia. Alla morte di Patroclo i due cavalli piansero amaramente e Zeus ebbe pietà di loro, rimpianse di averli donati a un mortale costringendoli a restare coinvolti nelle sofferenze di quelle miserabili creature. Diede loro la forza di sfuggire a Ettore e così fecero ritorno alle linee greche.
Quando Achille tornò in battaglia criticò i due cavalli per non aver riportato Patroclo sano e salvo, e Xanto ricordò ad Achille che Patroclo non era morto a causa loro ma perché Apollo aveva decretato la sua fine per dare gloria a Ettore, e aggiunse anche che la morte dello stesso Achille era prossima. Le Erinni lo ammutolirono improvvisamente e da allora Xanto non parlò più. Achille dichiarò che la profezia della sua morte non gli era nuova poiché l'aveva già udita in gioventù.
XANTO: 2. Altro nome del fiume di Troia, Scamandro, e del suo dio. Xanto, insieme col torrente Simoenta che confluiva nello Scamandro, si oppose ai greci, e sollevò le sue onde contro Achille. L'eroe era sul punto di soccombere, allorché Era inviò in suo soccorso Efesto armato di fuoco. Questo dio accese tutta la pianura costringendo il fiume a rientrare nel suo corso, e per non seccarlo gli fece giurare che non avrebbe dato mai più soccorso ai Troiani.
XANTO: 3. Nome di uno dei quattro stalloni del re tracio Diomede, che Euristeo ordinò ad Eracle di catturare, come sua ottava Fatica. Diomede teneva le sue cavalle legate con catene di ferro a mangiatoie di bronzo, e le nutriva con la carne dei suoi ospiti ignari. Un'altra leggenda vuole che si trattasse di stalloni e non di cavalle, ed elenca i loro nomi: Podargo, Lampone, Xanto e Dino.
ZACINTO: eroe eponimo dell'isola di Zacinto (oggi Zante), nel Mar Ionio. Secondo le tradizioni, questo eroe è ritenuto figlio di Dardano, o un Arcade venuto dalla città di Psofi.
ZAGREO: originariamente divinita sotterranea e agreste cretese, divenne nei misteri orfici una manifestazione del dio Dionìso.
Il mito di Zagreo, quale si desume dalle Dionisiache di Nonno di Panopoli (libro VI), lo faceva figlio di Zeus e Persefone. Il sommo dio affidò ai Cureti cretesi figli di Rea, o secondo altri ai Coribanti, il compito di custodire la culla di Zagreo nella grotta Idea e colà essi gli danzavano attorno, battendo le loro armi l'una contro l'altra, come già avevano fatto attorno alla culla di Zeus sul Ditte. Ma i Titani, nemici di Zeus e istigati da Era, sbiancandosi il volto col gesso per rendersi irriconoscibili, attesero finché i Cureti furono addormentati e a mezzanotte indussero Zagreo a seguirli, offrendogli dei giocattoli: un cono, un rombo, mele d'oro, uno specchio, un astragalo e un batuffolo i lana. Zagreo diede prova di grande coraggio quando poi i Titani gli balzarono addosso minacciosi e si sottopose a varie metamorfosi per trarli in inganno: divenne successivamente Zeus avvolto in pelle di capra, Crono che fa cadere la pioggia, un leone, un cavallo, un serpente cornuto, una tigre e un toro. A questo punto i Titani lo afferrarono saldamente per le corna, gli affondarono i denti nella carne e lo divorarono vivo.
Atena interruppe l'orrendo banchetto poco prima della fine e, impadronitasi del cuore di Zagreo, lo portò a Zeus. Dal cuore Zeus rigenerò suo figlio nel corpo di Semele, e punì i Titani per il loro delitto colpendoli con la sua folgore che li ridusse in cenere. Da queste ceneri nacque il genero umano. Quando il figlio di Semele creato dal cuore di Zagreo nacque, Zeus lo chiamò Dioniso. Il mito orfico a questo punto aderì al mito dionisiaco.
ZEFIRO: dio del vento occidentale; uno dei figli di Astreo e di Eos, sposo di Clori, da cui ebbe un figlio, Carpos. Si innamorò del giovane Zacinto di Amicle, nei pressi di Sparta. Ma anche Apollo corteggiava Zacinto e ne ottenne i favori, allora Zefiro si vendicò deviando un disco che il dio aveva lanciato in modo che colpisse il giovane alla testa uccidendolo. Zefiro era il padre dei cavalli immortali Xanto e Balio. Aveva ingravidato la loro madre, un'Arpia, mentre pascolava in forma di puledra nei prati lungo le rive dell'oceano. Zefiro era considerato un vento gentile, ben diverso dal duro vento del nord, Borea. Fu Zefiro a sospingere Psiche nel castello di Cupido (Eros). Secondo alcuni sua sposa era Iride, l'arcobaleno.
Nell'Attica gli era dedicato un altare sulla via sacra di Eleusi. Nella mitologia romana a Zefiro corrispondeva Favonio.
ZETE: figlio di Borea e Orizia, gemello di Calaide. Ai due gemelli, quando raggiunsero la maturità spuntarono le ali; Orizia ebbe da Borea anche due figlie: Chione che generò Eumolpo a Poseidone, e Cleopatra, che sposò Fineo, vittima delle Arpie. Zete e Calaide presero parte con Giasone alla spedizione degli Argonauti per la conquista del Vello d'oro. Quando la nave Argo fece scalo a Sarmidesso, capitale della Tinia in Tracia, il re Fineo, veggente, ospitò gli Argonauti, li informò sul futuro del loro viaggio, quindi li pregò di aiutarlo, sapendo che due di loro, i suoi alati cognati Calaide e Zete, sarebbero riusciti a cacciare le Arpie. Queste odiose creature entravano svolazzando nel palazzo all'ora dei pasti e rubavano cibo alla tavole del re, insozzando il poco che rimaneva coi loro escrementi. Fu dunque preparato un banchetto per gli Argonauti e subito le Arpie piombarono sulle tavole. Calaide e Zete si levarono con la spada in mano e inseguirono le Arpie nell'aria facendole fuggire lontano, al di là del mare. Alcuni dicono che essi raggiunsero le Arpie alle isole Strofadi, ma risparmiarono le loro vite quando i mostri implorarono pietà; infatti Iride, messaggera di Era, intervenne e promise che le Arpie sarebbero ritornate alla loro caverna del Ditte in Creta e mai più avrebbero molestato Fineo.
I boreadi parteciparono ai giochi funebri per le esequie di Pelia, Zete vinse la corsa podistica più breve e suo fratello Calaide la più lunga. Ma, ben presto, furono uccisi da Eracle, che non perdonava loro d'aver consigliato agli Argonauti di abbandonarlo in Misia, allorché si era attardato nella ricerca dell'amato Ila. Mentre tornavano dai funerali di Pelia, l'eroe li scoprì nell'isola di Teno, e li uccise. Innalzò loro due stele che vibravano ogni volta che il Vento del nord soffiava sull'isola.